Il sistema Sepa alle poste e in banca. I correntisti sanno dei rischi che corrono?

ROMA – Il nuovo sistema di pagamento Sepa (Single Euro Payments Area), entrato in vigore dal 1° febbraio 2014, spacciato per rendere più veloci e sicuri gli accrediti in banca o alla posta, in sostituzione dei vecchi Rid e dei superati bonifici, contrabbandato per abbattere gli elevatissimi costi di gestione di un conto corrente, pari a 348 euro in Italia contro 114 della media europea, ridurre gli sprechi e tagliare i costi determinati dai diversi sistemi europei di pagamento, sta generando caos,  bollette domiciliate addebitate più volte oppure  risultate non pagate, disagi e rischi di taglio della fornitura per servizi essenziali come gas ed elettricità.

Con l’aggravante che alcune banche, certe della “benevolenza” di Bankitalia, che fa da palo agli usuali scippi seriali con destrezza decisi a tavolino maggiorando consistentemente costi e commissioni imposti alla clientela, approfittano di questa ‘opportunità’ per introdurre nuovi balzelli di 1 euro sull’addebito Sepa in sostituzione del vecchio Rid, che potrebbe generare costi aggiuntivi di 40-50 euro l’anno.

Fiutando i problemi che si sarebbero generati per i ritardi tecnologici e di sistema, lo scorso 9 gennaio la Commissione europea, aveva proposto una modifica del Regolamento sulla data finale per la migrazione alla Sepa, ipotizzando lo slittamento della transizione di 6 mesi al primo agosto. Ma, confermando ancora una volta il ruolo dei veri decisori che comandano in Europa, i tecnocrati e cleptocrati della BCE di Mario Draghi, invece del parlamento eletto dal popolo sovrano, hanno confermato la scadenza originaria del 1 febbraio.

Anche la Banca d’Italia, edotta dei ritardi, a metà gennaio aveva chiesto a “tutti i soggetti coinvolti – da prestatori di servizi di pagamento a utilizzatori, gestori di infrastruttura, fornitori di servizi tecnologici” – di compiere “ogni sforzo” e di accrescere “ulteriormente l’impegno per rispettare la scadenza del primo febbraio secondo i piani già approvati”, senza chiedere le necessarie deroghe, solo per assecondare le superiori volontà di Mario Draghi, pur consapevole di addossare i disagi sulle spalle dei correntisti e delle famiglie, specie anziani che potrebbero andare incontro a distacchi di servizi indispensabili come gas e luce.

Il sistema europeo di pagamenti Sepa (Bonifico Sepa e Addebito diretto Sepa), in vigore dal 1 febbraio 2014 in 33 paesi aderenti, aveva la finalità di allineare i costi dei bonifici esteri a quelli nazionali; tagliare i costi addizionali per i sistemi di pagamento (spesso l’utente che riceveva il bonifico estero si trovava decurtato l’importo con una commissione di 10-15 euro o più dalla banca ricevente); garantire pagamenti e incassi in un solo giorno;  abbassare i costi delle operazioni, allineandoli agli standard europei.

Le associazioni dei consumatori, auspicando rapide soluzioni per far fronte al caos generato dalle forzature della Bce, che ha obbligato l’entrata in vigore di sistemi elettronici impreparati a recepire le novità, come dimostra la deroga al 1 agosto 2014 offerta alle imprese italiane per adeguarsi alla nuova fatturazione elettronica Sepa, chiedono che l’introduzione forzata del nuovo meccanismo europeo di pagamento Sepa Direct Debit, che ha sostituito il Rid, l’antico sistema per l’addebito delle bollette in conto corrente, non venga addossato alle famiglie (specie agli anziani, che si potrebbero trovare con le forniture staccate di luce e gas), a causa dei “soliti problemi meramente tecnici”, che coinvolgono quasi tutti gli istituti di credito. Poste italiane ha perfino scritto una lettera ai suoi correntisti, invitandoli a tenere d’occhio il conto in caso di possibili addebiti multipli ed al fine di esercitare la facoltà di rimborso “entro otto settimane successive alla data di scadenza per le fatture emesse”.

Governi maggiordomi, di solito molto distratti quando occorre applicare norme favorevoli a diritti ed interessi di consumatori ed utenti dei servizi bancari, ma solerti nel regalo di 7,5 miliardi di euro alle banche con la rivalutazione delle quote di Bankitalia, hanno dimenticato di emanare i famigerati decreti attuativi previsti dalla Legge di Stabilità, riguardanti la portabilità gratuita dei conti correnti bancari da una banca all’altra, che va garantita nel periodo massimo di 14 giorni lavorativi.

Secondo tale normativa, finalmente approvata dal parlamento nella legge di stabilità per combattere un consolidato cartello e far avviare la concorrenza, le banche sono obbligate a sottoscrivere un protocollo interbancario che stabilisce il diritto, per un cliente che vuole cambiare banca passando ad un nuovo Istituto di credito, di sottoscrivere un modulo di trasferimento, conservando lo stesso conto ed analoghe domiciliazioni per i pagamenti, senza occuparsi personalmente della portabilità (come avviene per la portabilità telefonica).

Si auspica (ma è solo un auspicio) una netta inversione di tendenza del governo che verrà, che metta al centro delle politiche economiche i vessati utenti dei servizi bancari, il lavoro ai giovani, le tartassate famiglie italiane, sempre più impoverite.

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