Alitalia. Salta la trattativa con Etihad? In attesa della verità

ROMA – Ormai sembrava fatta. Il salvataggio di Alitalia attraverso l’alleanza della compagnia di Abu Dhabi  era alle porte. In ballo c’erano 500 milioni di euro pronti ad entrare nelle casse dell’ex compagnia di bandiera. Invece, come un fulmine a ciel sereno l’accordo con Ethiad sarebbe saltato. Almeno così scrive il Messaggero quest’oggi per cui in attesa di conferme il condizionale è d’obbligo.

“Da verifiche fatte” –  ci informa Andrea Cavola, segretario nazionale Usb Trasporto Aereo –  la notizia non è stata confermata, per cui, pur con delle difficoltà,  il negoziato continua”. “Siamo  in attesa  – continua Cavola – di avere altri particolari e abbiamo chiesto all’azienda di incontrarla per avere ragguagli in proposito”.   

Anche  il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, rimane incredulo e lancia un tweet: “Se fosse vero si aprono nuovi scenari per i nostri aeroporti”. E poi aggiunge: “Ho sentito il  ministro Maurizio Lupi, a lui non risulta una rottura della  trattativa Alitalia-Etihad”.

Anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, interviene sull’argomento chiedendo al governo di fare il punto sull’andamento. “Penso che sia una vertenza molto delicata, – aggiunge Camusso – non solo per le migliaia di lavoratori ma anche per il tema del trasporto e perché è in gioco il futuro della compagnia di bandiera”.

Il presidente di Avia, Antonio Divietri, fa invece riferimento a una “lettera di disimpegno da parte di Etihad”, che rappresenterebbe “una pericolosa drammatizzazione la quale però va inquadrata nella dinamica dialettica degli attori negoziali”. Un vero e proprio atto di accusa, secondo la nota del sindacalista, “rivolto alle banche ed al nostro Governo”.

Insomma inutile dire che la notizia vada presa con le ‘pinze’, anche perchè fino a ieri i dipendenti dell’Etihad si aggiravano tranquillamente per i palazzi di Fiumicino per avviare questo patto di ferro e si parlava insistentemente dell’ora X, ovvero oggi, giorno in cui l’accordo doveva essere siglato ufficialmente. Ma allora, se tutto questo fosse vero, cos’è successo? Sembra che, all’ultimo momento  – come riporta il quotidiano romano –  , il vettore di Abu Dhabi si sia tirato indietro perchè le condizioni sia tecniche che politiche non erano sufficienti a garantire questo importante accordo. In spiccioli mancherebbero non solo la garanzia da parte degli azionisti italiani, ma anche dal governo, il quale avrebbe dovuto promettere rotte, collegamenti di alta velocità dai principali hub e soprattutto la limitazione dei benefici che nel Paese offrono succosi vantaggi ma solo alle low cost, Ryan Air in primis.

Insomma, un bel guaio per Alitalia, se quanto riporta il Messaggero fosse vero,  perchè ora si troverebbe con un pugno di mosche in mano. Avere un piano industriale che già prevedeva esuberi e per di più senza l’agognato partner estero, potrebbe determinare ulteriori difficoltà per il rilancio del vettore italiano, già in sofferenza. 

C’è poi da aggiungere il problema numero uno, ovvero che le garanzie, e non solo per Etihad,  vengano meno dall’Italia da anni incapace di fare un po’ di ordine in questo settore con  un vero e proprio piano del trasporto aereo nazionale. Poche regole, ma valide per tutti, low cost comprese, per una leale concorrenza che finora non si è mai vista. Forse  questo dovrebbe essere, come ripetiamo da tempo,  il primo tassello da affrontare in sede di governo e dalle istituzioni coinvolte in questo delicato settore, con o senza Etihad.

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