Tasse, Italia record. Tasi e Imu 54 miliardi dai cittadini

Federconsumatori: ririvedere le detrazioni

ROMA – Continua a impennarsi il peso del fisco in rapporto al Pil, in area UE e ancor più in Eurolandia, dove si è arrivati a segnare il 40,4 per cento. E non prevede nulla di buono Eurostat  che vede il dato in aumento nei prossimi anni. In Italia non riusciamo a interrompere la salita della tassazione e ci collochiamo al sesto posto generale mentre siamo in testa alla classifica per quanto riguarda la tassazione sul lavoro.

La CGIA di Mestre si è  fatta due conti e valuta che durante l’ingorgo di tasse e balzelli di lunedì 16 giugno i cittadini italiani verseranno alle casse del Paese la astronomica cifra di 54,5 miliardi di euro, una cosuccia pari a circa 900 euro a persona . L’indagine Eurostat coincide con una “giornata da bollino nero” come afferma la Cgil di Mestre con i contribuenti che fra Tasi e Imu avrebbero versato nella casse dello Stato 54 miliardi di euro. In una nota afferma che  il numero di scadenze tributarie da rispettare sia da “far tremare i polsi” .  “ Se sulle abitazioni ad uso residenziale e sugli immobili strumentali fa il suo esordio la Tasi, almeno per quei Comuni che hanno deliberato l’aliquota entro lo scorso mese di maggio, sulle seconde e terze case e su negozi e capannoni  si deve pagare anche l’Imu, mentre le imprese dovranno versare l’Irpef, le addizionali Irpef, l’Ires, l’Irap, l’Iva e tutta una serie di altre imposte minori.” Federconsumatori  interviene sollecitando il governo ad intervenire per rivedere le detrazioni affermando che la nuova Tasi  per ora “ ha prodotto  un solo risultato certo: mandare nel panico 60 milioni di italiani.”

I problemi che devono affrontare i cittadini

E se sono evidenti i problemi che i contribuenti dovranno affrontare per fare fronte economicamente a questo impegno la CGIA fa un passetto in più e valuta anche l’impegno in termini di lavoro che ricade sui contribuenti onesti, nel nostro Paese, infatti, “c’è anche la difficoltà nel definire con esattezza gli importi da pagare. Si pensi che per “espletare” il pagamento delle tasse, in Italia sono necessarie 269 ore all’anno, pari a 33 giorni lavorativi. In Europa solo il Portogallo presenta una situazione peggiore della peggiore della nostra”. Secondo la stima effettuata dall’Ufficio studi della CGIA, l’imposta più onerosa sarà l’Ires, con un gettito di circa 14,7 miliardi di euro. Da Imu e Tasi dovrebbero invece arrivare circa 10,8 miliardi di euro. A seguire le ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti e dei collaboratori versate dai datori di lavoro: circa 9,7 miliardi di euro.

Federconsumatori. La Tasi si attesterà a 231 euro a famiglia

Secondo le stime di Federconsumatori  la TASI si attesterà mediamente a 231 Euro a famiglia (qualora sia fissata al 2,5 per mille): in pratica si tratta di un’IMU-bis.Il vero problema, quello di cui nessuno parla, che rende davvero insopportabile ed insostenibile la TASI è il fatto che circa 5 milioni di famiglie ora pagheranno ciò che prima, grazie alle detrazioni sull’IMU, non pagavano. È questo l’aspetto più vergognoso ed intollerabile, che purtroppo conferma ciò che avevamo denunciato fin dal primo momento.”

“Metà di queste famiglie (circa 2,5 mln)-prosegue la nota- beneficeranno di una detrazione minima, pagheranno, quindi, dagli 0 Euro precedenti a una media di 118 Euro. Le altre, per le quali il comune non ha disposto alcuna detrazione, passeranno da 0 Euro a 183 Euro.L’impatto di tale imposta sui bilanci familiari, soprattutto quelli dei nuclei più in difficoltà, sarà quindi devastante. “ 

“Un atteggiamento inqualificabile, quello del Governo e dei comuni-conclude la nota- che in questo modo trascineranno i bilanci delle famiglie sempre più in basso, con effetti deleteri sull’intera economia.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.Per questo è indispensabile che il Governo intervenga per rimettere mano alle detrazioni, ristabilendo un minimo di equità a livello nazionale.In particolare riteniamo necessario un immediato provvedimento che sospenda il pagamento della TASI per tutte le famiglie che non avevano pagato l’IMU.

Eurostat. Sale il peso delle tasse in rapporto al Pil .

Veniamo ai dati diffusi da Eurostat, secondo cui il peso complessivo del fisco in rapporto al Pil è salito, nell’Unione europea a 28 paesi, dal 38,8% nel 2011 al 39,4% nel 2012. Va peggio nell’area Euro dove più forti sono le spinte “integraliste” all’austerity  dove la percentuale è aumentata dal 39,5% nel 2011 al 40,4% nel 2012.

Preoccupante è però l’andamento che Eurostat prevede per i prossimi anni con la tendenza al rialzo che dovrebbe continuare in entrambe le aree. L’Italia con la sua pressione fiscale che arriva al 44% del Pil, si classifica sesta per il peso di tasse e imposte fra i Paesi europei dietro Danimarca (48,1%), Belgio (45,4%), Francia (45%), Svezia (44,2%) e Finlandia (44,1%).

Preoccupante nel nostro Paese è però l’andamento della tassazione, che fa registrare un forte aumento. L’Italia infatti è il Paese, dopo l’Ungheria, dove la tassazione è aumentata di più. Solo che l’Ungheria è aumentata di 1,9 punti percentuali passando dal 37,3% al 39,2% mentre l’Italia è cresciuta di 1,6 punti passando però dal 42,4% al 44%. Preoccupante, tra i paesi con crescita maggiore del punto percentuale, anche l’andamento della Francia (dal 43,7% al 45%) mentre è ancora basso il dato sulla Grecia (dal 32,4% al 33,7%).Al lato opposto della classifica sul peso del fisco troviamo invece Lituania (27,2%), Bulgaria e Lettonia (27,9%) e Romania e Slovacchia (28,3%).

Italia sul tetto d’Europa. Record per la tassazione sul lavoro  

Secondo i dati Eurostat relativi alla tassazione del lavoro l’Italia, insieme al Belgio, è il Paese d’Europa dove nel 2012 il tasso implicito dell’imposta sul lavoro, ovvero quello che viene solitamente definito ‘cuneo fiscale’, è risultato il più elevato nell’intera Ue a quota 42,8%. Si è arrivati a questo ex aequo, e questo dovrebbe preoccupare il nostro Paese, grazie a una riduzione in Belgio dove il dato nel 2011 era al 42,9 % e ad un netto incremento in Italia dove il dato 2011 era il 42,3%.

E a confermare il trend c’è anche il dato di dieci anni prima che vedeva il 41,9% in Italia e il 43,3% in Belgio. In Germania nel 2012 era a quota 37,8%, in Francia al 39,5%, in Spagna al 33,5%. Dietro di noi in classifica l’Austria (41,5% nel 2012) e Finlandia (40,1%). Secondo Eurostat la media Ue nel 2012 era del 36,1% mentre la media in Eurozona del 38,5%. 

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