Stress test per Piazza Affari e per le Borse europee

TRIESTE – Nonostante l’ennesima altalena tra alti e bassi che sta noiosamente caratterizzando il listino milanese, la settimana compresa tra il 14 ed il 18 gennaio si è conclusa registrando un frazionale progresso dello 0,3% dell’indice FTSE Mib, portandone così il rialzo da inizio anno ad un +7,87% complessivo, complici le ottime performance di Fiat (+10,2% grazie alle dichiarazioni di Marchionne ed agli accordi recentemente siglati) e Mediaset (+7,8% nonostante l’assenza di nuove informazioni societarie e la routine delle indagini Consob su eventuali operazioni anomale).

In analogia alla comunicazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) su di un nuovo stress test che effettuerà in primavera sugli istituti di credito italiani, l’odierna seduta rappresenterà per Milano e per le altre Borse dell’Eurozona un attendibile esame sui rischi e sulla forza delle singole piazze: posto che la riunione di oggi dell’Eurogruppo, incentrata sulla nomina del successore alla presidenza di Jean-Claude Juncker e sulla discussione del Fondo Salva Stati, e l’incontro di domani dell’Ecofin per discutere della Tobin Tax non dovrebbero portare ulteriore volatilità nelle contrattazioni, l’unico avvenimento politico in grado di influenzare i mercati è la debolezza palesata nelle elezioni della Bassa Sassonia dalla CDU del premier Angela Merkel. Una notizia non così importante da modificare le logiche previsioni degli operatori, ma abbastanza forte per incidere con variazioni di breve periodo: da vedere quindi se e come si ripercuoterà sulle Borse del Vecchio continente.

Stati Uniti concentrati sul giuramento che inaugura il secondo mandato presidenziale di Barack Obama nella giornata di chiusura di Wall Street in occasione del “Martin Luther King day”; mercati asiatici in ribasso frenati  dall’apprezzamento dello yen nei confronti del dollaro e dalle prese di beneficio a Tokyo dopo i forti rialzi registrati nelle scorse settimane; Europa ancora alle prese con i problemi di Spagna e Grecia,  mentre la Germania, a conferma che la recessione colpisce anche Berlino e le sue industrie, registra una crescita dell’1,5% su base annua dell’indice dei prezzi alla produzione.
In questo contesto Piazza Affari ha chiuso in moderato progresso (FTSE Mib +0,35% e FTSA Italia All-Share +0,33%) mentre Londra è avanzata dello 0,41%, Francoforte dello 0,55% e Parigi ha recuperato lo 0,52%; sul listino milanese Mediaset ha registrato una flessione dello 0,5% dopo il balzo messo a segno la scorsa settimana, mentre sono apparsi in altalena i bancari, con UniCredit in progresso del 1,49%; in ribasso anche Telecom Italia (-2,35%) e Finmeccanica (-0,89%), entrambe nel mirino degli analisti.
In leggero calo lo spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni, con una differenza tra titolo italiano (Btp novembre 2022) ed omologo tedesco scesa a 263 Bp (Basis point, punti base) rispetto ai 267 della chiusura di venerdì, che ne riconferma il rendimento sotto al 4,2%.
Da sottolineare che questa discesa relativa degli spread, fotografia nitida della maggior fiducia sullo stato delle finanze dell’Italia, ha spinto molti grandi gruppi bancari a riaffacciarsi sul mercato dei capitali, con emissioni di bond (obbligazioni), in genere riservati agli investitori istituzionali: una finestra di opportunità per raccogliere capitali, ma anche la ripresa di antiche abitudini che, nella loro peggiore declinazione, hanno gettato le fondamenta sulle quali è stata edificata l’attuale crisi finanziaria globale.

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