Borse euforiche sulla manifattura, ma non cresce l’occupazione

TRIESTE – L’ottava di Borsa conclusasi lo scorso venerdì è stata anche l’ultima di un agosto risultato positivo per l’andamento del FTSE Mib, il più significativo indicatore azionario del Bel Paese che quota le 40 società a maggior capitalizzazione sui mercati gestiti da Borsa Italiana, contraddistinto da un’elevata volatilità e da un aumento dei volumi scambiati: il mese si è concluso con un progresso dell’1,21% dell’indice nonostante il ribasso del 3,91% della passata settimana, tale da ridurne la performance da inizio anno al +2,51%.

Superati i timori per una crisi di governo in Italia è stata la possibilità di un intervento militare in Siria a turbare gli operatori che, dopo il voto contrario del Parlamento britannico e la decisione del presidente degli Stati Uniti Barak Obama di rimettere la decisione al parere del Congresso il prossimo nove settembre, hanno accolto con favore il rinvio delle operazioni militari.
Con Wall Street oggi chiusa in occasione del “Labor Day” ed in attesa delle decisioni di politica monetaria della BOE (Bank of England) e della BCE (Banca Centrale Europea) in programma per giovedì prossimo, l’altro grande “market mover” (evento di importanza tale da influenzare i mercati) della settimana è la comunicazione del dato USA relativo alla disoccupazione in agosto, prevista in chiusura d’ottava ed importante per valutare la reale possibilità di uscita dal QE (Quantitative Easing, programma di stimoli al mercato della Fed pari ad 85 miliardi di dollari al mese) a stelle e strisce.
Rimanendo in tema di eventi macroeconomici, questa mattina l’aggiornamento dell’indice PMI (Purchasing Managers Index) manifatturiero in Europa ha confermato la progressiva ripresa del settore, contribuendo a rafforzare l’ottimismo degli operatori: invariato in Francia, dove il dato di 49,7 punti lo pone ancora al di sotto di quella soglia 50 oltre la quale comincia l’espansione economica, in Italia ed Europa risulta migliore delle attese mentre in Germania, pur in crescita rispetto al mese precedente e sempre con valori positivi, è stato leggermente inferiore alle indicazioni preliminari.
Segnali positivi che, rispecchiando le aspettative dei direttori degli acquisti ed anticipando i cicli economici, parlano di un recupero del settore per il quarto mese consecutivo, al livello maggiore da giugno 2011, con le sole economie di Francia e Grecia in fase di stagnazione, al di sotto cioè della soglia di 50 punti.
Purtroppo a questi dati non si accompagna un’altrettanto positiva crescita occupazionale: secondo Rob Dobson, l’economista di Markit che traccia l’indice, «Il fatto che le aziende continuano a essere riluttanti ad assumere nuovo personale (a causa della necessità di tagliare costi per migliorare la loro competitività e controbilanciare gli aumenti dei prezzi del petrolio) fa pensare che c’è ancora tanta strada da fare prima che la ripresa si possa tramutare in un miglioramento significativo del mercato del lavoro».
Questa pesante affermazione sembra purtroppo trovare conferma nei dati Istat relativi al Bel Paese, dove il tasso di disoccupazione ha toccato per la quarta volta consecutiva la soglia del 12%, seppur con una variazione nulla rispetto a giugno, ma è salito dell’1,3% nel raffronto con luglio 2012; un quadro allarmante della situazione occupazionale italiana, aggravato dal fatto che le fasce giovani, che avevano recentemente mostrato segnali di ripresa, sono ritornate a peggiorare: nel secondo trimestre di quest’anno il tasso tra i 15-24enni è salito al 37,3% (+3,4 punti), con un picco del 51% per le giovani donne nel Mezzogiorno.

Avvio di ottava positivo anche per i listini asiatici, con la Borsa di Tokyo in rialzo dell’1,4% grazie al deprezzamento dello yen sui mercati valutari: ne hanno beneficiato i comparti dell’export ed in rialzo anche i titoli dell’automotive, nonostante i dati delle vendite abbiano mostrato un calo delle immatricolazioni nel mercato interno; positivi infine i settori immobiliare ed edilizio, sulle aspettative dell’assegnazione alla capitale del Giappone dei Giochi Olimpici Estivi 2020.
Economia cinese oltre le aspettative degli analisti ed ai massimi degli ultimi 16 mesi con l’indice PMi del settore manifatturiero che, salito a 50,1 punti, ha confermato la fase di espansione economica, ribadita anche dal real-estate con la crescita del prezzo delle nuove abitazioni: Hong Kong in rialzo dell’1,9%, Shanghai piatta.
Settimana che si apre all’insegna del rialzo anche per i listini europei, confortati dai dati provenienti dalla Cina, che fanno sperare che il processo di conversione dell’economia del Dragone non abbia ripercussioni troppo marcate sulla crescita del PIL  il valore totale dei beni e servizi prodotti) del paese; grazie al dato positivo dell’indice Pmi in Europa ed alle buone notizie dell’industria italiana e spagnola, con quest’ultima tornata in fase di espansione dopo tre anni di contrazione, il Vecchio Continente ha poi consolidato i guadagni dell’avvio in chiusura.

Piazza Affari (FTSE Mib +1,83%, FTSE Italia All Share +1,74%) e le principali Borse europee scattano nella prima seduta della settimana, con gli indici mediamente in crescita di un punto e mezzo percentuale: Londra +1,45%, Madrid +1,68%, Francoforte +1,74%, Parigi +1,84%.
A Milano telefonici protagonisti di giornata in scia alle ipotesi di un consolidamento del settore, 
con Telecom Italia (+3,87%) a proseguire il proprio rally dopo il balzo registrato nella seduta di venerdì;  ottima seduta anche per i bancari, beneficiati dalle indicazioni di Jp Morgan di sovrappesare i titoli del comparto ribadendo il giudizio positivo sugli istituti europei: Intesa Sanpaolo +3,43%, Unicredit +2,71%, Montepaschi +1,1%. Tra gli energetici progresso di Eni (+1,39%) e Snam (+0,79%), mentre tra gli industriali in evidenza Fiat (+1,75%).
Sul fronte del debito sovrano in contrazione aumento lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, sceso a quota 245 Bp (Basis point, punti base) rispetto ai 255 Bp di venerdì scorso, portando il tasso del titolo italiano (Btp maggio 2023) al 4,35%.
In diminuzione anche lo spread tra i rispettivi titoli con scadenza a due anni, portatosi a 162 Bp  per un rendimento del’1,85%.

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