Tapering e crisi: il piano OMT della BCE alla Corte di Giustizia UE

TRIESTE – Dopo la decisione della Fed di quindici giorni fa di continuare con il “tapering”, la progressiva riduzione del programma di acquisto di titoli di Stato, le rinnovate tensioni di cui sono state protagoniste le economie e le valute dei Paesi emergenti nella passata settimana hanno caricato di grandi aspettative le riunioni della Bank of England (BoE) e della BCE (Banca Centrale Europea), in agenda giovedì scorso.

 

La reale forza dei sistemi produttivi che dovrebbero tirare la ripresa, Cina ed America in primis, nonché l’adozione di ulteriori misure di stimolo alla crescita ed all’economia reale sono i temi ai quali i banchieri centrali del Vecchio Continente avrebbero dovuto dare una risposta compiuta, la cui difficile formulazione ha caratterizzato l’ottava, apertasi con il forte ribasso della seduta di lunedì; fortunatamente le indicazioni rese da Mario Draghi, governatore della BCE, nell’usuale conferenza stampa a commento delle decisioni di politica monetaria hanno ridato ottimismo ai mercati, consentendo al  FTSE Mib, il principale indice di Borsa Italiana, di guadagnare l’1,41% di periodo (3,28% il progresso da inizio anno).

Come da attese la Bank of England ha mantenuto il tasso di riferimento ancorato allo 0,50% ed il proprio Quantitative Easing (alleggerimento quantitativo, apporto di liquidità al sistema) a 375 miliardi di sterline; poiché le minute della riunione verranno rese pubbliche soltanto tra due settimane, come d’uso nel Regno Unito, rimandiamo a quel momento qualsiasi ragionamento relativo alle visioni d’oltremanica in materia di politica monetaria.

Anche la BCE ha lasciato invariato il corridoio dei tassi, con il “refi”, il tasso di rifinanziamento pronti contro termine, al minimo storico dello 0,25%, quello di rifinanziamento marginale allo 0,75% e quello sui depositi a zero; sono risultate dunque infondate le aspettative di quanti paventavano possibili tagli, a dispetto dei preoccupanti segnali che continuano a pervenire dal fronte dell’inflazione: rallentamento dell’andamento dei prezzi e spettro della deflazione aleggiano sull’Eurozona. Il presidente della BCE Mario Draghi ha ribadito che l’Eurotower vede nel prossimo futuro un periodo prolungato di bassa inflazione, destinata tuttavia a risalire in quanto non c’è «alcuna deflazione» nella Zona Euro, che ha dimostrato una buona resistenza anche alle tensioni finanziarie verificatesi sugli emergenti, confermando un lungo periodo di tassi ai livelli attuali o inferiori. In sostanza la BCE ha preferito non modificare ancora la propria politica monetaria a causa del complesso scenario macroeconomico; a chi chiedeva poi a Mario Draghi come mai fosse così calmo con una inflazione così bassa, questi rispondeva: «Non ho un atteggiamento “cool”, per niente, davanti all’attuale livello d’inflazione, che è un rischio per la ripresa», ribadendo che l’istituto di Francoforte è pronto ad «azioni decisive», qualora necessario.

Ha aggiunto poi che l’Eurotower «monitora attentamente» gli sviluppi sui mercati monetari per «capire se la volatilità dei mercati emergenti è duratura», preparandosi ad intervenire con tutti gli strumenti possibili «consentiti dai trattati», chiaro accenno all’acquisto di bond ed all’interruzione del programma SMP (Securities Market Program), con il quale sterilizza la liquidità immessa nel sistema per l’acquisto di titoli.

Argomento delicatissimo quest’ultimo, l’acquisto diretto di titoli di Stato da parte della BCE sul mercato secondario, come confermato dai recenti botta e risposta tra il Governo di Berlino e la BCE sul piano OMT (Outright Monetary Transactions), gli acquisti di bond a breve termine emessi da Paesi in difficoltà macroeconomica grave, lanciato nel settembre 2012, al picco della crisi del debito sovrano, per difendere l’euro e garantire stabilità alle nazioni maggiormente in affanno.

La Corte Costituzionale tedesca «vede importanti ragioni per ritenere che il piano OMT ecceda il mandato di politica monetaria della BCE e quindi violi i poteri degli Stati membri ed il principio che proibisce il finanziamento monetario dei bilanci nazionali», tuttavia è possibile che «un’interpretazione restrittiva del piano OMT» possa essere ritenuta conforme alla legge; da qui la decisione dei giudici dell’Alta Corte di Karlsruhe di rinviare, per la prima volta nella sua storia ultrasessantennale, alla Corte di Giustizia europea il caso ed il conseguente verdetto di legittimità, riservandosi invece la pronuncia sulla legalità dell’ESM (European Stability Mechanism, detto anche “Fondo salva-Stati”).

Immediata la replica della BCE: «Prendiamo atto dell’annuncio fatto oggi – il 7 febbraio, n.d.r. – dall’Alta Corte tedesca e ribadiamo che il programma OMT rientra nel mandato», mentre la Commissione Europea, per tramite di Olli Rehn, portavoce del commissario UE agli Affari monetari, si è detta «sicura che la BCE, esercitando il proprio mandato in piena indipendenza, agisce in piena conformità con le leggi europee».

La lettura data dai mercati alla “querelle” è stata tuttavia positiva: il riconoscimento della competenza deliberativa al solo tribunale comunitario ha rafforzato la posizione e la tesi della BCE, allentando di rimessa le tensioni sul debito pubblico dell’Eurozona, alimentando il trend che vede un progressivo spostamento di capitali dai paesi emergenti verso i più sicuri mercati occidentali, alla ricerca di buoni rendimenti (comparati ai Treasury americani od ai Bund tedeschi) con rischi limitati: dal Portogallo all’Italia, dall’Irlanda alla Spagna fino alla Grecia, il “sentiment” è che la crisi sia alle spalle.

In effetti a gennaio l’indice PMI dei servizi in Europa si è confermato in fase di espansione, seppur con un dato leggermente peggiore delle indicazioni preliminari, mentre a dicembre i prezzi alla produzione registravano una contrazione dello 0,1% su base mensile ed una flessione dello 0,8% su base annuale.

Anche in Francia ed Italia il terziario (indice PMI) migliora più delle stime, tuttavia il dato globale, ancora al di sotto del valore 50, si colloca nella fase di contrazione del settore; la rilevazione della Germania indica invece un terziario in calo ma ancora in fase espansiva. A questo fa seguito l’imprevista contrazione della produzione industriale tedesca annotata a dicembre, scesa dello 0,6% su base mensile a dispetto dell’aspettativa di un incremento dello 0,3%, mentre nello stesso mese la bilancia commerciale di Berlino ha registrato un saldo positivo di 16,9 miliardi di euro, frutto di un aumento delle esportazioni (+0,5%) e di un calo delle importazioni (-1,2%), dato comunque inferiore alle attese degli analisti.

Ultima seduta della settimana positiva per i listini asiatici, rinfrancati dal calo oltre le attese dei sussidi di disoccupazione negli Usa, a conferma del progressivo rafforzamento dell’economia statunitense. Grazie a questa piccola iniezione di fiducia Tokyo (+2,17%) si è risollevata dai minimi degli ultimi quattro mesi raggiunti giovedì, aiutata non poco dal brusco deprezzamento dello yen nei confronti del dollaro, che ha fatto scattare gli acquisti sui titoli maggiormente esposti ai mercati internazionali. Trascorse le festività ed i festeggiamenti per il nuovo anno cinese, hanno riaperto i battenti anche le Borse di Hong Kong (+1%) e Shanghai (+0,56%).

Ultima di ottava con un rialzo in apertura per le Borse del Vecchio Continente, proseguita con il segno più grazie soprattutto ai titoli delle commodity, spinti dai risultati sopra le attese di Arcelor Mittal; seduta volatile a causa dell’operato della Corte Costituzionale tedesca di cui abbiamo precedentemente riferito, conclusasi comunque con un’intonazione rialzista di tutti i listini: maglia rosa Madrid (+1,08%), ruota a ruota con Parigi (+0,96%), mentre sono più staccate Francoforte (+0,49%) e Londra (+0,20%).

Anche Piazza Affari (FTSE Mib +0,96%, FTSE Italia All Share +0,93%) positiva nell’ultima seduta dell’ottava, al rialzo dopo una giornata contrastata grazie alla diffusione del dato sull’occupazione negli Stati Uniti.

Telecom Italia (+2,79%) protagonista di giornata all’indomani del Cda con cui il gruppo ha assicurato che saranno rispettati i target sul debito e sull’Ebitda 2013, oltre ad aver definito una procedura speciale per la gestione di ogni operazione straordinaria riguardante le partecipazioni nel gruppo Tim Brasil; primo piano negativo invece per Telecom Italia Media (-2,55%), che stima perdite nell’ordine dei 150 milioni di euro ed ha deliberato di sottoporre all’assemblea dei soci la riduzione del capitale per perdite.

Bancari sugli spalti dopo i forti rialzi già messi a segno giovedì: Unicredit (+3,55%) ha dichiarato che rimborserà gradualmente i prestiti LTRO e conta di chiudere le posizioni entro 12 mesi, precisando che si stanno valutando diverse soluzioni per la gestione dei crediti ristrutturati; tuttavia il numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, non ha voluto commentare le indiscrezioni relative alla creazione di una joint-venture con Intesa Sanpaolo (+0,1%) ed il fondo KKR destinata alla loro gestione. Performance negativa infine per Monte dei Paschi di Siena (-1,15%), legata all’esercizio della facoltà di non procedere al pagamento degli interessi cedolari maturati su quattro emissioni di bond.

Sul fronte del debito sovrano, il differenziale di rendimento tra il Btp decennale ed il Bund tedesco di pari scadenza ha chiuso a 203 Bp (Basis point, punti base), con il tasso sul decennale del Tesoro sceso al 3,68%.

Lo spread tra titoli decennali spagnoli e tedeschi è ora a 192 Bp, con il tasso dei Bonos al 3,58%.

Condividi sui social

Articoli correlati