TRIESTE – Si è aperta all’insegna della cautela l’ultima giornata di Borsa della settimana, con i listini europei deboli al termine di un’ottava sostenuta prima dalle aspettative e poi dalle conferme della Federal Reserve, che mercoledì scorso ha proseguito nel suo cammino di stretta agli stimoli straordinari all’economia, il così detto “tapering”, ma ha anche fornito garanzie e rassicurazioni sul mantenimento di politiche accomodanti ancora per lungo tempo.
Al termine della due giorni di riunioni del FOMC (Federal Open Market Committee, il principale strumento della Fed per influenzare i tassi di interesse sui mercati monetari e finanziari), Janet Yellen, governatore della banca centrale americana, ha confermato la riduzione del Quantitative Easing (QE, iniezione di liquidità nel sistema finanziario ed economico) a 35 miliardi di dollari al mese e tassi ai minimi storici, tra lo 0 e lo 0,25%, fino a quando l’economia a stelle e strisce non sarà più solida e la disoccupazione scesa a livelli accettabili. La Federal Reserve ha però tagliato le stime rilasciate circa un mese e mezzo fa affermando che la crescita degli Stati Uniti resta ancora “anemica”, ma il rinnovo della promessa di continuare a sostenere la ripresa ha convinto i mercati, consentendo all’indice S&P500 di poter registrare la ventunesima chiusura record dell’anno alla Borsa di New York e di fissare il nuovo massimo storico a 1.958 punti.
Agenda macroeconomica priva di appuntamenti di particolare levatura e caratterizzata da rilevazioni non particolarmente incoraggianti: nel primo trimestre di quest’anno il costo del lavoro nell’Eurozona è aumentato di appena lo 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2013, con i maggiori aumenti provenienti da Lettonia (+7,0%), Estonia (+6,8%), Romania (+5,3%) e Polonia (+4,2%) mentre dati negativi sono imputabili ad Italia (-0,1%), Irlanda (-0,2%), Croazia (-1,7%) e Cipro (-6,9%); secondo l’Eurostat i salari sono aumentati dello 1,5% ma i costi non salariali sono diminuiti dello 0,8%.
In Germania, a giugno, l’indice ZEW che misura la fiducia degli investitori è sceso (a sorpresa) per il sesto mese consecutivo, toccando il livello più basso da dicembre 2012 (29,8 punti): a pesare la bassa inflazione nell’Eurozona ed una ripresa debole, possibile preludio ad una crescita nel secondo trimestre inferiore a quella della prima parte dell’anno. Anche i prezzi alla produzione tedeschi hanno registrato a maggio una flessione: dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% su base annuale, entrambe leggermente inferiori alle stime degli analisti.
Per l’Italia sono stati invece comunicati oggi i dati Istat di fatturato ed ordinativi dell’industria: grazie al traino arrivato dall’estero sono cresciuti anche ad aprile (+3,8%), il rialzo più consistente da settembre 2009 (+9,2%) con un incremento delle commesse del 6,2% su base annua.
Relativamente al Belpaese, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha appena concluso la propria missione chiedendo «interventi di politica economica rapida e coraggiosi» per fronteggiare una ripresa fragile ed una disoccupazione a livelli inaccettabili, provvedimenti prioritari «per sbloccare il potenziale di crescita e la produttività dell’Italia». Sempre secondo gli esperti di Washington serve «anche un riequilibrio di bilancio volto a ridurre le aliquote fiscali e ad aumentare la spesa produttiva» perché così si «può sostenere la ripresa» che ripartirà quest’anno trainata dall’export. La politica di bilancio – aggiunge il FMI – «deve assicurare il delicato equilibrio tra collocare il rapporto debito/PIL su di un sentiero di riduzione ed evitare una stretta eccessiva che faccia deragliare la fragile ripresa economica»: come a dire che il taglio del debito deve arrivare soprattutto attraverso la crescita del PIL.
Quanto al suo parere sull’Europa, il Fondo Monetario Internazionale ritiene che «La ripresa nella zona euro sta prendendo piede ma non è sufficientemente robusta, l’inflazione è bassa in modo preoccupante e la disoccupazione, specie tra i giovani, è elevata in modo inaccettabile». In un simile contesto «Se l’inflazione nella zona euro restasse bassa, la BCE dovrebbe considerare l’acquisto di asset su larga scala, prima di tutto di asset sovrani in base alle quote di capitale BCE», poiché «Questo rafforzerebbe fiducia, bilanci di famiglie e imprese, stimolerebbe il credito e avrebbe impatto su domanda e inflazione».
Oltre oceano seduta debole per i listini asiatici, giornata interlocutoria per incassare i guadagni accumulati nelle ultime settimane (sesto risultato settimanale positivo di fila) in cui gli indici si sono portati sui massimi degli ultimi sei anni. La Borsa di Tokyo (-0,08%) ha chiuso gli scambi sostanzialmente invariata, con i rialzi del settore auto ed edilizia a compensare le perdite riportate dai titoli energetici e minerari. Prevalenza positiva invece sulle Borse cinesi, con Shanghai (+0,15%) a recuperare in chiusura la cattiva intonazione del comparto immobiliare ed Hong Kong (+0,20%) a giovarsi dei guadagni registrati dalle società legate al gioco d’azzardo.
Avvio teso per le principali piazze finanziarie del Vecchio Continente nella giornata di scadenza dei contratti di future e opzioni sui vari indici azionari di Eurolandia; al giro di boa le contrattazioni sono proseguite nervose anche se positive, con alcune operazioni di fusione ed acquisizione avvenute nel settore farmaceutico a far sperare in nuove ondate di consolidamento in arrivo anche in altri comparti; chiusura contrastata con la crisi in Iraq a spingere gli operatori a liquidare alcune posizioni per poi riposizionarsi, eventualmente, alla riapertura dei mercati di lunedì: Francoforte (-0,17%), Madrid (-0,29%), Parigi (-0,48%), Londra (+0,25%).
A Milano partenza con il freno tirato per il FTSE Mib, rallentato dal forte ribasso del comparto bancario, che a metà seduta viaggiava però in controtendenza spinto dal balzo delle Mittel sulle indiscrezioni di trattative in esclusiva fra la Carlo Tassara (holding fondata dal finanziere Romain Zaleski ) ed un fondo d’investimento interessato a rilevare il 15,3%; Piazza Affari (FTSE Mib -1,03%, FTSE Italia All Share -0,95%) chiude poi l’ultima seduta della settimana in territorio negativo.
Bancari sempre protagonisti, con Monte dei Paschi di Siena (+4,6%) sull’ottovolante dopo uno stop per eccesso di ribasso in avvio di giornata; IntesaSanpaolo (-2,15%) penalizzata dal lancio di un prestito obbligazionario subordinato decennale per 2 miliardi di dollari al tasso del Tresaury americano a 10 anni, maggiorato di 240 punti base; tra i titoli a maggior capitalizzazione da segnalare Eni (-0,45%), scivolata nonostante la firma di un nuovo contratto per l’esplorazione di un blocco nel Mare Cinese Meridionale, mentre Finmeccanica (+3,46%) sale con l’approvazione delle linee guida per l’attuazione del nuovo modello organizzativo e operativo. Minimo progresso per Fiat Chrysler (+0,07%), che sbarcherà a Wall Street nelle prime due settimane di ottobre e pare stia valutando un importante riassetto finanziario.
Sul fronte del debito sovrano il Btp chiude la giornata al 2,94% a seguito di uno spread sul Bund tedesco di 160 Bp (Basis point, punti base); anche il rendimento dei Bonos spagnoli decennali è salito al 2,73%, mentre il differenziale Bonos-Bund segna 139 punti base.