TRIESTE – Si è conclusa oggi una settimana chiave per la flessibilità in chiave europea, guarnita dalle indicazioni del rapporto mensile della Banca Centrale Europea (BCE) e dalle decisioni di politica monetaria della Bank of England (BOE) alle quali, dulcis in fundo, ha fatto da imprevisto corollario lo scivolone (-17%) del Banco Espirito Santo, la principale banca portoghese per capitalizzazione, il cui mancato pagamento di un bond del suo principale azionista ha riproposto i timori per un possibile fallimento che avrebbe potuto riaccendere la crisi bancaria in Europa.
Il documento finale dell’Ecofin di Bruxelles ha espresso il sostegno dei ministri dell’Economia UE agli obiettivi proposti dal ministro delle Finanze tricolori Pier Carlo Padoan, guida di turno dell’assise in occasione del semestre di presidenza del Belpaese, confermando che «Il Consiglio supporta gli obiettivi indicati dalla presidenza italiana di sostenere la crescita e l’occupazione, in uno sforzo comune di riforma», concordando di «fare il miglior uso della flessibilità che è già inclusa nel Patto di Stabilità e crescita». Di fatto una bella stoccata alla Germania, o meglio alla Bundesbank ed al suo governatore Weidmann, uno dei più accaniti sostenitori del rigore di bilancio, anche se poi l’Ecofin ha riconfermato le raccomandazioni all’Italia di «rafforzare le misure di bilancio per il 2014» e di ridurre il debito nel medio termine, con proprio il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaüble, a sottolineare come «le riforme strutturali non sono un’alternativa al consolidamento di bilancio, una scusa per non farlo». «La flessibilità serve perché il treno europeo non deragli», gli ha fatto eco il presidente in pectore della commissione europea, Jean Claude Juncker, secondo il quale «il Patto di Stabilità non va modificato, ma applicato con sensibilità».
Il presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Mario Draghi, ha invece proposto a sorpresa di affidare le riforme strutturali nei Paesi membri ad una governance europea, così come già avviene per la disciplina di bilancio: «una governance comune» perché oggi più che mai è necessario «assicurare che tutti i paesi siano veramente in condizione di trarre beneficio dalla partecipazione all’euro senza causarsi danni a vicenda»; senza contare la difficoltà dei singoli Paesi nell’approvare misure politicamente costose: «L’esperienza storica, per esempio quella del Fondo Monetario Internazionale (FMI), fornisce argomentazioni convincenti: la disciplina imposta da autorità sovranazionali può facilitare il dibattito sulle riforme a livello nazionale».
Rischi geopolitici e riforme strutturali trovano ampio spazio nel bollettino di luglio della BCE, dove sono indicati come elementi di debolezza della crescita nell’Eurozona: «I rischi per le prospettive economiche dell’area dell’euro restano orientati al ribasso» si legge; «i rischi geopolitici nonché gli andamenti nei paesi emergenti e nei mercati finanziari mondiali potrebbero essere in grado di influenzare negativamente le condizioni economiche, anche tramite effetti sui prezzi dell’energia e sulla domanda mondiale di beni e servizi provenienti dall’area dell’euro», mentre «un altro rischio al ribasso è connesso a riforme strutturali insufficienti nei paesi dell’area nonché a una domanda interna inferiore alle attese».
Sempre secondo l’Eurotower i rischi per l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona «sia al rialzo sia al ribasso sono limitati e bilanciati nel medio periodo», tanto che le «prospettive di inflazione a medio-lungo termine per l’area euro restano saldamente ancorate in linea con l’obiettivo del Consiglio direttivo di mantenere i tassi di inflazione sui livelli inferiori ma prossimi al 2%»; inoltre il trasmettersi all’economia delle misure adottate dalla banca centrale a giugno «contribuirà a riportare i tassi di inflazione in prossimità del 2%», anche se la ripresa sarà molto graduale.
Un contesto che ha portato la Bank of England (BOE) a non modificare la propria politica monetaria, mantenendo stabile allo 0,5% il saggio di interesse fissato nel marzo del 2009 e riconfermando a 375 miliardi di sterline l’ammontare del programma di acquisto di titoli di Stato (Quantitative Easing).
Sul fronte macroeconomico ieri l’Istat comunicato un calo della produzione industriale italiana a maggio, con l’indice destagionalizzato diminuito dell’1,2% rispetto al mese precedente, dello 0,4% rispetto al primo trimestre 2014 e dell’1,8% in raffronto allo stesso mese del 2013.
Frena l’inflazione in Francia a giugno, con l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (dato finale) in variazione nulla su base mensile ma in crescita dello 0,6% su base annuale, entrambe dati inferiori alle stime degli analisti.
Dati più confortanti in arrivo dalla Germania: a maggio la bilancia commerciale ha evidenziato un saldo positivo di 18,8 miliardi di euro, dovuto ad un calo delle esportazioni (-1,1%) minore rispetto a quello delle importazioni (-3,4%), mentre i prezzi al consumo di giugno hanno registrato una crescita dell’1% su base annua e dello 0,3% su base mensile, variazioni peraltro già evidenziate dalle letture preliminari.
Listini in fibrillazione ieri per la sorte del BES, il Banco Espirito Santo, precipitato alla Borsa di Lisbona e sotto i riflettori dei mercati per il ritardato pagamento «a pochi clienti» degli interessi sulle obbligazioni della controllata lussemburghese Espirito Santo International, punto focale della crisi soprattutto dopo la dichiarazione di uno dei suoi funzionari di aver falsato i conti per occultare la situazione delicata dell’istituto. È stata la stessa Banca centrale di Lisbona a tranquillizzare i mercati confermando che BES ha «sufficienti» riserve finanziarie per far fronte ad «un impatto negativo» derivante dalla sua esposizione verso il resto del gruppo, riammettendolo alla quotazione e registrandone oggi un buon recupero.
Sulla questione si è anche espresso il Fondo Monetario Europeo, precisando che il sistema bancario portoghese «è stato in grado di resistere alla crisi senza significative turbolenze, aiutato dal sostanziale supporto di capitali pubblici e misure straordinarie della Banca Centrale Europea. Tuttavia, come la Banca del Portogallo ammette, restano sacche di vulnerabilità, che giustificano in alcuni casi misure correttive ed in altri casi una supervisione invasiva».
Seduta in ribasso per i listini asiatici, che chiudono l’ottava in perdita dopo nove settimane di guadagni; le speculazioni per un possibile default del Banco Espirito Santo ed il rischio di una nuova fase di stress del settore finanziario europeo hanno innescato le vendite che, causa anche il rafforzamento dello yen sui mercati valutari, hanno portato in negativo la Borsa di Tokyo (-0,34%); seduta con chiusura piatta per Hong Kong, in guadagno per Shanghai (+0,42%).
Avvio positivo per le piazze finanziarie del Vecchio Continente dopo le paure dal Portogallo, in una seduta nervosa proseguita all’insegna della positività grazie ai rialzi guidati da importanti accordi societari come quello tra Whirlpool e Indesit (con il gruppo americano a detenere ora il 60% del capitale sociale della seconda), che hanno consentito ai listini di chiudere sopra la parità: Madrid (+0,05%) e Londra (+0,07%) sostanzialmente invariate, in leggero progresso Francoforte (+0,13%), più determinata Parigi (+0,35%).
Grazie al recupero dei titoli del settore bancario dopo i pesanti ribassi subiti ieri Milano apre in cerca del rimbalzo, sorretta al giro di boa dall’annuncio dell’acquisizione di Indesit da parte di Whirlpool, che lancerà un’OPA a 11 euro per azione; chiusura in debole rialzo per Piazza Affari (FTSE Mib +0,62%, FTSE Italia All Share +0,55%) nell’ultima seduta della settimana, con gli indici che hanno terminato la giornata lontano dai massimi.
In ripresa i bancari: molto bene la Popolare dell’Emilia Romagna (+2,02%) nell’ultimo giorno di quotazione dei diritti dell’aumento di capitale dell’istituto; cresce Popolare di Milano (+3,11%) sulla conferma da parte dell’agenzia Fitch del rating a “BB+” (emittente speculativo) e del giudizio “Outperform” (farà meglio del mercato); in leggero rialzo il Monte dei Paschi di Siena (+0,22%).
Tra i titoli a maggior capitalizzazione buona giornata per Enel (+1,6%) che continua nel rafforzamento patrimoniale del gruppo, secondo quanto previsto dal Piano industriale 2014-2018; in discesa Mediaset (-1,25%) in seguito al taglio delle previsioni sulla raccolta pubblicitaria per i prossimi esercizi; minimo rialzo per Fiat Chrysler (+ 0,14%) dopo l’annuncio di ieri dell’emissione di un bond pari a 850 milioni di euro con scadenza luglio 2022 e cedola fissa del 4,75%; ottima seduta infine per Indesit (+2,85%) a seguito della cessione all’americana Whirlpool dell’intera partecipazione della famiglia Merloni nella società italiana.
Sul fronte del debito sovrano la differenza di rendimento tra il titolo decennale italiano (Btp marzo 2024) ed il corrispondente titolo tedesco è costantemente salito in settimana dal minimo storico di lunedì scorso per questa scadenza, chiudendo oggi al 2,89%, uno spread sul Bund tedesco di 168 Bp (Basis point, punti base) dopo aver superato quota 175 Bp; in contrazione anche lo spread tra il Btp ed il Bund tedesco con scadenza a due anni, che si è portato a 62 Bp con il rendimento del Btp sceso sotto lo 0,65%.
Parallelamente si sono alzati anche i proventi dei Bonos spagnoli decennali, ora al 2,76% con uno spread sul Bund tedesco sceso a 156 punti base dopo aver iniziato la seduta a 163,4.
Infine il Tesoro supera brillantemente il test dell’aste: ieri sono stati collocati tutti i 6,5 miliardi di euro di Bot con scadenza 14 luglio 2015, con un leggero aumento del rapporto di copertura (rapporto tra ammontare richiesto e quantitativo offerto) rispetto all’offerta di metà giugno ed un rendimento lordo di aggiudicazione pari allo 0,387%. Quest’oggi è stata invece la volta delle aste di Btp a medio e lungo termine: l’ammontare offerto del settennale con cedola del 2,15% si è collocato al massimo della forchetta indicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con un tasso di copertura (1,35) in calo rispetto alla quota di giugno; ad esso si sono accompagnate anche la quinta tranche del Btp con scadenza maggio 2017 (rendimento 1,15%) e la seconda tranche del Btp con scadenza marzo 2030 (rendimento 3,5%), entrambe assegnate al massimo della forchetta di offerta con rapporti di copertura di 1,49 e 1,42 rispettivamente.