ROMA – Sabato 25 ottobre (ore 15) al Maxxi nell’ambito della sezione Special Screening della Festa del Cinema di Roma verrà presentato in anteprima il documentario “Chiamami don Matteo – Zuppi, il vescovo di strada” di Emilio Marrese, che lo introdurrà insieme a Filippo Ceccarelli, opinionista di Repubblica e Propaganda Live-La7.
L’Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), Sua Eminenza Cardinale Matteo Maria Zuppi preferisce essere chiamato don Matteo, vive in una casa di riposo per sacerdoti e gira in bicicletta. Ma si ribella alla definizione di “vescovo di strada”: “Dove dovrebbe stare altrimenti un prete se non in strada?” ribatte. Cita il Vangelo, San Francesco e i papi, ovviamente, ma anche la Costituzione, Francesco Guccini o Alda Merini.
Nato nel 1955 a Roma, formatosi nella Comunità di Sant’Egidio, esperto in mediazioni internazionali, è stato membro delle commissioni di pace Onu in Mozambico e in Burundi ed è stato incaricato della missione di pace tra Ucraina e Russia da Papa Francesco.
Tra i candidati favoriti alla successione di Bergoglio, ha visto popolarità e consenso crescere notevolmente (“Mi hanno stupito i giovani che dicevano di tifare per me”) anche tra i non credenti. In questo documentario racconta anche le emozioni e i retroscena personali nei giorni del Conclave che ha poi portato all’elezione di papa Leone XIV l’8 maggio 2025.
Don Matteo inoltre, stimolato dalle provocazioni dell’attore Alessandro Bergonzoni in un dialogo intimo, spiega nell’arco di una sua giornata tipo, ricca di incontri e momenti privati o pubblici, perché “non esiste un’emergenza immigrazione”, perché “l’uomo nel benessere è un animale che non capisce”, perché “il clericalismo è una distorsione che produce abusi”, perché la Chiesa “deve cambiare prospettiva”, perché “la politica senza spirito né morale è pericolosa”, perché “il contrario della paura non è il coraggio, ma l’amore”.
Questo documentario parte dal lavoro realizzato dallo stesso Marrese nel 2019 (“Il Vangelo secondo Matteo Z.”) per offrire una nuova necessaria versione con 35 minuti inediti e 49 rielaborati dalla precedente. Il risultato è un racconto molto più ricco, completo e coinvolgente che appassionerà e stupirà anche chi ha già apprezzato il primo film.