Calabria, povertà shock

COSENZA – “Mezzogiorno/Calabria. Come uscire dalla crisi”. Con questo titolo la Confindustria Cosenza ha presentato i primi dati dello studio “Non ancora fuori dalla crisi. Rapporto sull’economia calabrese 2010″ e già dalla prefazione si conferma la condizione di ultima regione d’Italia. Si legge infatti che «in un’economia dilatata e senza confini in cui la competizione non è più puntuale ma fra sistemi c’è la necessità di dotarsi di politiche globali e di contesto tese a coniugare sviluppo economico e crescita sociale, competitività locale e competitività di sistema. Cosa fare per cambiare pagina e concorrere alla ripresa economica dei nostri territori?»

La verità è che nel 2010, in Calabria, secondo il rapporto Istat 2010, su 8,2 milioni di italiani, ovvero il 13,8 % della popolazione che vive in stato di indigenza, il 26% è calabrese. Economicamente parlando, le esportazioni sono cresciute di appena lo 0,6% rispetto al 2009 (quando si registrò una caduta del 18%), la vivacità imprenditoriale si rivela più contenuta (+0,75%), segnalando un’inerzia del sistema produttivo che non subisce un tracollo ma non riesce neanche ad agganciare la fase espansiva del ciclo economico come invece sta avvenendo per le aree più dinamiche del Paese. Il trend occupazionale nell’ultimo biennio è in netto peggioramento con l’occupazione che, nel terzo trimestre dell’anno, raggiunge il minimo storico degli ultimi cinque anni. La Calabria conta nel 2010 in media 573 mila occupati, 13 mila in meno rispetto al 2009. Si registra un maggiore ricorso alla Cassa Integrazione straordinaria. L’industria perde 8 mila addetti (-6,9%) accusando un contraccolpo della crisi ben più forte in termini relativi di quello, pure significativo, che si osserva a livello nazionale (-3%) e centro settentrionale (-2,4%). L’unico comparto che in Calabria mostra una congiuntura positiva dell’occupazione è l’agricoltura, dove gli occupati aumentano di 6 mila unità nel corso dell’anno. Sempre nel 2010 il tasso di occupazione regionale è diminuito di circa un punto percentuale, passando dal 43,1 al 42,1. In Calabria, le persone in cerca di occupazione, i cosiddetti disoccupati in senso stretto, sono 3 mila in più rispetto al 2009 ed hanno raggiunto la soglia delle 78 mila unità.

Caso emblematico, di una regione “singolare” diventa così la storia di Giuseppe Antonino della scuola edile di Cosenza che ha vinto, a Piacenza il titolo “Ediltrophy gruista dell’anno 2011” nell’ambito delle Giornate italiane del Sollevamento organizzate da Formedil. Dopo aver affrontato in una serie di prove di abilità e maestria, 60 concorrenti, molti dei quali stranieri, selezionati da ben 13 scuole edili italiane Giuseppe Antonino è arrivato in finale con una doppia prova di abilità e velocità.

Ma la prova più difficile è stata senza dubbio, dopo aver vinto il titolo nazionale, quella di dover dichiarare la propria condizione di lavoratore in mobilità, attualmente senza impiego e con una famiglia da mantenere. La storia non poteva passare inosservata ed è stato il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio a voler ricevere, con tutti gli onori, Giuseppe Antonino accompagnato dalla moglie e dalle due figlie, ed il collega Massimo Perrone classificatosi al settimo posto tra i gruisti giovani. Oltre ad una coppa ed alle foto di rito la vera buona notizia, ovvero l’avvio di una trattativa tra l’assessore provinciale al lavoro ed alcune imprese che operano nel porto di Corigliano, in cerca di gruisti specializzati. Una storia a lieto fine in una terra dove il lavoro, anche per i più bravi, resta sempre una chimera, come anche le idee riportate nel “Rapporto sull’economia calabrese 2010″, dove il Direttore di Confindustria Cosenza, Rosario Branda, propone di «pensare alla Calabria e al Sud come ad un laboratorio di riferimento per le iniziative d’impresa attraverso una fiscalità di vantaggio che sia semplice, etica e che possa contare su un’attivazione trasparente degli strumenti agevolativi. Una Calabria e un Mezzogiorno destinatari di politiche ed investimenti per la crescita del capitale umano: istruzione, conoscenze, competenze. Un sistema territoriale che sappia attrarre investimenti grazie a politiche integrate e di contesto che finanzino lo sviluppo e una Pubblica Amministrazione pronta ed attrezzata ad offrire un livello di servizio pari al resto del Paese».
Tutto questo, insieme ad un piano di modernizzazione teso alla realizzazione di infrastrutture regionali ed interregionali capaci di collegare il Sud al Nord dell’Italia ed all’Europa e che ponga particolare attenzione al rapido sviluppo delle infrastrutture immateriali quali la banda larga e le strutture di ricerca e sviluppo tecnologico, essenziali per i processi di innovazione. Le opzioni strategiche e le conseguenti azioni da intraprendere, dovranno saper fornire risposte credibili ed affidabili rispetto alla necessità di operare momenti di discontinuità e di riposizionamento della politica fino ad oggi seguita, in materia economica e di sviluppo locale.

Ma quello che manca davvero è il voler recuperare la volontà di un protagonismo attivo e coinvolgente che porti a riaffermare il desiderio condiviso di concorrere a trainare lo sviluppo di una regione rassegata al suo triste destino

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