Morte Stefano Cucchi. Assolto in appello funzionario carcere

Ilaria: “La famiglia Cucchi non vuole contentini ma solo verità e giustizia”

ROMA – Assolto in Appello, dopo una condanna in primo grado con rito abbreviato, Claudio Marchiandi, il funzionario dell’Amministrazione penitenziaria coinvolto nella vicenda di Stefano Cucchi per falso, favoreggiamento e abuso d’ ufficio. Per l’accusa,il funzionario aveva detto il falso sulle condizioni del giovane arrestato, così da farlo ricoverare in ospedale (dove poi morì), abusando del proprio ruolo e “aiutando” le guardie penitenziarie a eludere le indagini. Il fatto non sussiste, ha deciso la Corte.

 

La notizia ha sollevato critiche, specie da parte della famiglia della giovane vittima.
“Rispettiamo questa sentenza e questa Corte – ha detto Giovanni Cucchi, padre di Stefano –  il nostro avvocato già un anno fa ci aveva preavvisato che con questi presupposti i pm ci avrebbero portato al massacro. Con questa tipologia di capi d’imputazione stanno uccidendo di nuovo mio figlio. Speriamo che nel processo principale la superperizia disposta dalla Corte d’assise sia equa e porti alla verità che fino ad oggi non è arrivata”.

Anche la sorella Ilaria lascia intendere la delusione scaturita dopo la sentenza.
“Noi abbiamo sperato nella conferma della condanna di colui che ha fatto in modo che Stefano, ferito, venisse nascosto agli occhi di tutti e soprattutto ai nostri occhi, facendolo ricoverare al Pertini – afferma Ilaria Cucchi – Ma il nostro avvocato ci aveva avvisati. All’udienza preliminare si è rivolto ai pubblici ministeri dicendo queste precise parole ‘cambiate il capo d’imputazione. La famiglia Cucchi non vuole contentini ma solo verità e giustizià. Infine si era girato verso di loro dicendo ‘non portateci al massacro. Vedete tutti questi valenti avvocati? Ci faranno a pezzi con questo capo d’imputazionè». «Noi siamo normali cittadini che pagano le tasse e rispettano la legge. Abbiamo chiesto alla procura di avere copia della fonoregistrazione di quell’intervento per farlo ascoltare ma ci è stata inspiegabilmente negata – prosegue – Comprendiamo questa sentenza che era stata prevista anche dal nostro avvocato”.

«Quello che non comprendiamo è l’atteggiamento della procura di Roma – sottolinea Ilaria Cucchi – Tutti possono sbagliare o accorgersi che le proprie idee o convinzioni vengano superate o corrette dagli eventi processuali e non. Ma perchè questo per principio non ‘devè mai accadere ai pm?». «Perchè noi dobbiamo assistere ad alleanze strane quanto incomprensibili tra pm e difese a seconda dei momenti e degli accadimenti, ma comunque sempre contro di noi? Attendiamo con fiducia la nomina dei periti del processo principale – prosegue – Quando ne conosceremo l’identità capiremo meglio ciò che dalla giustizia ci verrà riservato. Immagino che ora, come le vittime di piazza della Loggia, dovremmo anche noi pagare le spese processuali. Ma i pm? Rispettiamo questa sentenza». «Lo spettacolo a cui assistiamo quando i pm fanno comunella con gli avvocati delle difese è indecoroso – continua – E poi si oppongono alle domande pertinenti del nostro avvocato che potrebbero far emergere la verità. E tutto questo solo per portare avanti la questione di principio piuttosto che ammettere di aver sbagliato tutto. Imputati sbagliati. Capi d’ imputazione sbagliati. E nessun rispetto per la morte di Stefano, per il nostro dolore e per la verità. Spero che i giudici porranno fine a tutto questo».

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