Mills ritratta: “Quei soldi non li ho ricevuti da Berlusconi”

MILANO – «It’s all fiction! ». David Mills, il testimone ”tenuto a rispondere e a dire la verità” nel processo sulla presunta corruzione di Silvio Berlusconi, ha sostenuto che i 600mila dollari ottenuti per comportarsi da testimone reticente in due processi, nei quali era coinvolto l’ex premier,  gli arrivarono da Carlo Bernasconi, manager di Fininvest, che però era morto da due anni.

Solo successivamente Mills ha riferito che la somma, invece, era parte di quanto ricavato dal suo cliente e armatore  Diego Attanasio,  per la vendita di due imbarcazioni. Titolari del processo i  giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano, collegio presieduto da Francesca Vitale.  Il sessantaseienne avvocato inglese, con un passato da “barrister”,  un avvocato di quelli che pronunciano le arringhe in tribunale, ha dichiarato: “ero in un gravissimo stato di confusione mentale» perché «dovevo spiegare al fisco inglese perché avevo in buona fede, indicata quella somma come regalo ed ero preoccupato per Diego Attanasio, per non creargli problemi aggiuntivi rispetto a quelli che già aveva con la giustizia italiana e perché avevo lavorato con lui per anni e non volevo essere coinvolto in nessuna delle inchieste che lo riguardavano». Mills ha spiegato che aveva «bisogno di trovare una storia da presentare al fisco inglese, per spiegare perché quei soldi erano segnati come regalo, ma che “ era in buona fede» e  aveva «fatto un errore». L’avvocato era stato contattato dallo  studio milanese Carnelutti, che si era rivolto a lui per impiantare il proprio ufficio londinese.

Tra i clienti c’erano Benetton, e grandi  societa’, fra le quali la Fininvest. Alcuni dei clienti italiani avevano bisogno di essere aiutati nei rapporti con la legge inglese, altri volevano consigli sull’impiego di trust e societa’ offshore, e quindi l’avvocato Mills e i suoi soci fondarono una societa’, la CMM Corporate Services”. Testimonia  in videoconferenza da Londra,  con l’ex premier seduto in prima fila, accanto ai suoi legali. Questa versione però, non ha convinto il pubblico ministero De Pasquale, che ha domandato  il motivo dell’utilizzo dell’abbreviazione «Mr B. e non Berlusconi» e  ha formulato una serie di domande sulla lettera del 4 maggio 2004, che il legale scrisse al suo fiscalista Bob Drennan, nella quale il legale d’affari parlava in sostanza di quei 600mila dollari, come un regalo da parte di Berlusconi,  per le sue testimonianze reticenti in alcuni vecchi processi.  Mills ha risposto di nuovo: “Questa parte della lettera è completamente inventata, anche se doveva contenere dettagli realistici per il funzionamento della storia”. E all’ennesima contestazione da parte del pm, ha risposto alzando decisamente  il tono della voce.

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