Ilva. Coro di polemiche dopo l’ultimatum della Procura. A rischio 15mila posti di lavoro

Ultimatum. Cinque giorni per chiudere. Camusso: “Il governo prenda una decisione coraggiosa”

 

ROMA – Il provvedimento della Procura di Napoli che obbliga entro cinque giorni l’Ilva di Taranto allo spegnimento degli impianti ha sollevato diverse contestazioni. Prima  fra tutte quelle dei lavoratori che già da stamattina hanno dato segnali di forte preoccupazione per lo scenario  che si va profilando, visto che  non si tratta solo di fermare un altoforno, ma uno stabilimenti intero che avrà ripercussioni negative su tutte le 15 mila persone coinvolte nel ciclo produttivo.
Anche a Genova c’è un clima teso, tant’è che domani le Rsu Fim Cisl e Uilm Uil  hanno organizzato un’assemblea all’Ilva a Genova per concordare e promuovere nuove forme di protesta contro  lo spegnimento degli impianti sequestrati dell’Ilva di Taranto e, in particolare, di tre altoforni, su cinque complessivi, con conseguente chiusura «dei siti di Genova, Novi Ligure, Taranto e Racconigi».

Per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, il governo deve prendere delle “decisioni coraggiose  che impongano un piano di investimenti e di scelte e allo stesso tempo si dica che gli investimenti si fanno con gli impianti in marcia”. “Bisogna definire il piano degli investimenti, le risorse con cui si fanno e i tempi in cui si fanno – ha aggiunto – Il mondo dimostra che si può produrre acciaio senza inquinare”.

Una situazione davvero esplosiva, sulla quale ha fatto la voce grossa anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini: “Spegnere in cinque giorni gli impianti dell’Ilva di Taranto è  impossibile perchè  si tratta di impianti molto complessi”. E poi – come ha sottolineato il minstro – la prossima settimana sarà pronta anche l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), i cui risultati saranno resi pubblici. Clini, dai microfoni del Tg2,  ha ricordato che l’autorizzazione è «lo strumento che la legge stabilisce per consentire l’esercizio delle attività industriali» e quando ci sarà la nuova Aia «la procura dovrà verificare se le condizioni dell’autorizzazione soddisfino anche i requisiti stabiliti di protezione e sicurezza dell’ambiente». E ha concluso: «Mi auguro che ci sia convergenza. Sono fiducioso nella legge e questa prevede che l’Aia sia la via per consentire all’Ilva di continuare a produrre rispettando l’ambiente e la salute delle popolazioni».

Tempestiva la replica del capo della procura di Taranto, Franco Sebastio, il quale ha precisato: “Nessuno può pensare che la procura assuma decisioni e prenda provvedimenti tanto per farli”.
“La nuova stretta – spiega il magistrato – arriva perchè a oltre due mesi dal sequestro dell’area a caldo del siderurgico nessun segnale di collaborazione è stato manifestato dall’Ilva. Un aspetto, questo, sottolineato anche nel vertice di giovedì tra magistrati e custodi responsabili delle aree sequestrate, i quali hanno appunto prospettato alla procura la linea non collaborativa assunta dall’azienda.
«La direttiva che dà cinque giorni di tempo all’Ilva a partire dalla notifica – prosegue il procuratore di Taranto – l’abbiamo scritta venerdì scorso» e 24 ore prima si era tenuto l’ultimo incontro tra procura e custodi per un esame della situazione. «Punto fondamentale è anche quanto scritto alla fine del provvedimento, ovvero che omissioni, ritardi e abusi saranno segnalati all’autorità giudiziaria», evidenzia Sebastio. «Non c’è nulla di nuovo o di sorprendente nella direttiva ultima consegnata all’Ilva rispetto alla nostra linea che è nota già da tempo – spiega il procuratore di Taranto -. Già nella riunione dell’1 settembre con i custodi è stata impartita una direttiva chiara: fermare immediatamente gli impianti per far cessare le emissioni nocive avendo cura di preservare gli impianti dalla distruzione. Nella stessa sede abbiamo anche ribadito che il sequestro non ha facoltà d’uso a fini produttivi. Sono poi intervenuto con una mia nota il 15 settembre per meglio chiarire questi concetti e il provvedimento che i custodi hanno dato all’Ilva il 17 settembre si muove esattamente lungo questa traccia. Non c’è niente di nuovo o di sorprendente».

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