Ammazzò la moglie, era troppo occidentale. 30 anni all’uomo di origine marocchine

 REGGIO EMILIA  – Trent’anni di carcere. È finito così, con la condanna con rito abbreviato, il processo nei confronti di Mohammed El Ayani, marocchino di 40 anni.

Era accusato della morte della moglie Rachida Rida, uccisa nel novembre dell’anno scorso a colpi di martello nel loro appartamento di Sorbolo Levante, frazione di Brescello (Reggio Emilia). Un vero e proprio raptus omicida, scatenato dal fatto che per l’uomo la donna si era eccessivamente ‘occidentalizzatà. Il pm Maria Rita Pantani aveva chiesto l’ergastolo per l’extracomunitario, ma nel corso del processo è venuta meno l’aggravante della premeditazione, come aveva chiesto il legale dell’uomo, avvocato Domenico Noris Bucchi. Confermate, invece, le aggravanti di crudeltà, minorata difesa, futili motivi e rapporti tra coniugi. «Non ci fu premeditazione, ma solo impeto», è stata la tesi sostenuta dal legale di El Ayani, secondo cui manca la prova che il suo assistito abbia portato a casa il martello per uccidere la moglie.

L’omicidio lo scorso 19 novembre. Dopo un litigio, l’uomo, che lavorava come facchino, ha inseguito per casa la donna, colpendola con il martello fino a farla morire. La violenza dell’uomo non era una novità, avevano raccontato i vicini di casa, tanto che lei aveva avviato la separazione. E aveva chiesto ad alcuni conoscenti di aiutarla a cercare un lavoro. Un’offesa per lui risolta a martellate in testa, forse davanti alla loro figlia più piccola, 4 anni appena, che era in casa. La figlia maggiore, oggi 12 anni, era invece a scuola. A entrambe il giudice ha riconosciuto un risarcimento di 100mila euro, 15 mila euro ai due fratelli e alla sorella della vittima che vivono in Marocco e 40 mila euro al padre e alla madre, anche loro residenti in Nord Africa. Mille euro, fra le parti civili, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, la cui costituzione era stata sollecitata dall’allora ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna. Un euro simbolico, infine, alla deputata Pdl Souad Sbai, presidente della onlus Acmid Donna. «Speriamo che questo processo – ha detto la parlamentare, assistita dall’avvocato Loredana Gemelli – sia un esempio per tutte le comunità straniere».

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