Processo Mediaset. Berlusconi condannato a 4 anni di reclusione

ROMA – Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale e interdetto dai pubblici uffici per 5 anni e da 3 anni dagli uffici direttivi delle imprese.

È la sentenza di primo grado al processo sui diritti tv di Mediaset. Il Cavaliere con altri imputati, dovrà versare la somma di 10 milioni di euro come provvisionale all’Agenzia delle Entrate, che si era costituita parte civile nel medesimo processo. Si tratta di una provvisionale e il risarcimento complessivo dovrà essere liquidato in sede civile.

I giudici della Prima Sezione Penale di Milano,  nelle loro motivazioni, che stanno leggendo in aula, spiegano che Frank Agrama, produttore statunitense anche lui condannato, aveva lo stesso ruolo «delle tante società occulte del gruppo Berlusconi». E il sistema dei diritti tv, aggiungono, era supportato da una «organizzazione capillare per la lievitazione dei costi». 

Il presidente del collegio Edoardo D’Avossa ha parlato di un «meccanismo fraudolento» che «andava avanti dal 1995», anno della quotazione in Borsa di Mediaset. Nelle motivazioni della sentenza si fa riferimento alle «operazioni fittizie» e alla «fittizietà dei contratti» relativi agli acquisti dei diritti televisivi.  I giudici, in sostanza, hanno accolto nelle motivazioni l’impostazione del pm di Milano, Fabio De Pasquale, il quale nell’imputazione ritiene Agrama socio occulto di Berlusconi. «C’era sovrapponibilità tra Lorenzano, Berlusconi e Agrama», hanno chiarito i giudici, parlando anche di una «lettera confessione di Agrama» che, secondo il collegio, è la migliore risposta «alla linea difensiva». Il collegio nelle motivazioni descrive inoltre la «catena» delle società del gruppo che si occupavano della compravendita dei diritti e spiegano che «l’ultimo anello» era «una società maltese».

Inoltre, secondo i giudici, Silvio Berlusconi «gestiva il sistema anche dopo la discesa in campo» politica.

La condanna al patron di Mediaset diventerà esecutiva solo quando la sentenza passerà in giudicato. 

In tanto i legali dell’ex premier si scagliano contro  “una sentenza assolutamente incredibile che va contro le risultanze processuali. Addirittura non si è tenuto conto delle decisioni della Corte di Cassazione e del Giudice di Roma, che per gli stessi fatti hanno ampiamente assolto il Presidente Berlusconi». «Straordinaria è poi la circostanza – proseguono gli avvocato Ghedini e Longo – che non si sia attesa la decisione della Corte Costituzionale in ordine al conflitto sollevato, il che potrà comportare l’annullamento del processo. È evidente che si tratta di una decisione che è totalmente sconnessa da ogni logica giuridica con un Tribunale totalmente teso a concludere il processo contro l’on. Berlusconi negando prima i testi a difesa, e poi con tecnica del tutto inusuale per un processo durato undici anni, di cui sei di dibattimento, procedendo alla motivazione contestuale limitando, così, a 15 giorni il tempo per scrivere l’atto di impugnazione. È auspicabile che in Corte d’Appello vi possa essere atmosfera diversa, con l’assunzione di tutti i testi a difesa immotivatamente negati, e con il pieno riconoscimento dell’insussistenza dei fatti e dell’innocenza dell’on. Berlusconi», concludono Longo e Ghedini.

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