NAPOLI – Continuano i crolli a Pompei. Dal 6 novembre 2010 infatti, quando venne giù la Schola Armaturarum, la scuola dei gladiatori, lungo via dell’Abbondanza, continua inesorabilmente il dissesto di quest’area archeologica e si riaccende dunque l’allarme sul suo stato di conservazione.
Dopo le fortissime piogge degli ultimi giorni è crollato un muro di pietra grezza, volume due metri cubi, nelle adiacenze del vicolo del Modesto, in una zona già chiusa al pubblico e nella quale sono previsti interventi nell’ambito del ‘Grande Progetto Pompei’, che mette in campo 105 milioni di euro.
Il crollo della domus dei gladiatori a suo tempo fu definito dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, “una vergogna per l’Italia”. L’ultimo caso, di entità sicuramente inferiore, l’8 settembre scorso, con il cedimento di una trave di legno nel peristilio di Villa dei Misteri.
Per quanto riguarda il crollo avvenuto ieri, la presidente della commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera, Manuela Ghizzoni ha annunciato che il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi sarà chiamato a riferire in Parlamento.
La situazione, secondo l’architetto Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio patrimonio culturale, resta “drammatica”.
“Il crollo di venerdì 30 novembre – spiega – è avvenuto in una zona degli scavi di Pompei abbandonata a se stessa da molto tempo. Il degrado interessa, spiega Irlando, “la quasi totalità dell’Insula II della regione VI che si sviluppa oltre la casa di Sallustio e nelle insule immediatamente adiacenti. L’intervento di messa in sicurezza di quest’area, previsto nel ‘Grande progetto’ da un bando di gara non ancora pubblicato, risulterà purtroppo tardivo, in quanto l’assenza cronica di manutenzione ordinaria in quest’area la rende proprio in queste ore particolarmente vulnerabile alle aggressione delle piogge e soprattutto dei forti venti che stanno letteralmente spingendo a terra muri fragilissimi e provocando il distacco di parti d’intonaco colorato e affrescato, la cui aderenza ai supporti murari e’ praticamente inesistente”.