RAVENNA – Continua la strage degli imprenditori o forse più in generale di uomini, di persone, di lavoratori disperati a causa di difficoltà economiche.
Comincia ad essere complicato tenere il conto di chi in questi ultimi anni ha preferito ricorrere ad un gesto di disperazione. L’ultimo è quello di Gabriele Gaudenzi, piccolo imprenditore di 50 anni di Afonsine nel riminese. Si è tolto la vita a causa della crisi, a causa di una sanzione di circa 50 milioni di Equitalia. Un mutuo da pagare con ipoteca, una famiglia da mantenere e 6 dipendenti da stipendiare. L’uomo lascia una famiglia formata da una moglie e due figli poco più che adolescenti, 15 e 17 anni. Gabriele Gaudenzi conduceva una ditta di imballaggi industriali e di arredo giardino, con il padre e il fratello, una ditta storica la “Gaudenzi imballaggi”.
Il suo corpo senza vita è stato ritrovato ieri mattina verso le 9.00 dalla moglie. Il padre Matteo, non si da pace e tra rabbia e disperazione se la prende con la politica: “È colpa loro se mio figlio Gabriele si è ucciso”.
L’imprenditore non ha retto di fronte all’incertezza del futuro, ai problemi del presente e al “macigno” della sanzione di Equitalia.