Notav in marcia il 23 marzo per dire stop alle opere inutili

TORINO – Sabato 23 marzo si svolgerà una marcia popolare No Tav tra Susa e Bussoleno, proprio nella zona in cui intendono aprire i cantieri per la realizzazione del tunnel di base di 57 kilometri tra Susa e San Jean di Maurienne. Lo stesso giorno circa 80 parlamentari del Movimento 5 Stelle visiteranno nella mattina il cantiere di Chiomonte dell’Alta velocità.  

Alle 14, invece, parte la manifestazione  indetta dal Movimento No Tav e dagli amministratori locali. Sono attese migliaia di persone per questa importante marcia che si snoderà per circa otto chilometri da Susa a Bussoleno. Una marcia pacifica che sarà aperta dalle famiglie della Valsusae dagli studenti.
Prima della marcia gli organizzatori hanno organizzato un confronto pubblico al quale  hanno aderito Laura Puppato del Pd e altri esponenti della società civile. “Chiediamo  l’istituzione di un tavolo di discussione serio sull’opera, sulla sua reale utilità, sull’analisi dei costi-benefici”, chiede il comitato.
All’evento ha aderito anche Legambiente che chiama a raccolta soci e sostenitori per partecipare alla marcia per dire ancora una volta No a un progetto inutile e dannoso, che con il passare del tempo e l’avanzare della crisi economica nazionale e internazionale diviene sempre più insostenibile, non solo per il territorio della Val Susa ma per tutta l’Italia. “In un momento di crisi come quello che sta vivendo il nostro Paese, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di sperperare denaro in un’opera faraonica e non giustificata dalle reali esigenze trasportistiche – dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza  – La commissione europea ha recentemente tagliato i fondi previsti per le grandi infrastrutture del 48%, il Tav non si farà mai e stiamo sprecando soldi. Si abbia il coraggio di fermarsi subito. Per altro, sono molte le incertezze progettuali e sui tempi di realizzazione e, proprio a fronte dell’inutilità sempre più evidente dell’opera, molti tra i politici e i sostenitori di un tempo stanno prendendo le distanze da questo progetto impraticabile, tanto per l’impatto sul territorio, quanto per la spesa insostenibile per le tasche del Paese”.

La Val di Susa, già pesantemente infrastrutturata dalla presenza di una linea ferroviaria (peraltro sottoutilizzata), un’autostrada e due strade statali, vede in questi mesi l’epilogo di un’altra triste vicenda che mette in risalto la mancanza di una politica trasportistica sensata. Mentre si continua a giustificare il progetto della Torino Lione con il condivisibile obiettivo di spostamento di traffico merci da gomma a rotaia, si sta completando il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus, spacciato per anni come un intervento di sola messa in sicurezza e oggi spudoratamente dichiarato come raddoppio vero e proprio.

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