Donna sfregiata con acido scrive sms al marito: “ti ho roconosciuto”

GENOVA – «Io non so come fai a dormire la notte sapendo quello che mi hai fatto.. ti ho riconosciuto sai.. sei un verme.. non ti voglio veder più». Questo l’sms originale inviato il giorno di  ferragosto, 3 giorni dopo l’aggressione con l’acido, da Domenica Foti al marito, Giuseppe Toscano. Il messaggio – si legge nell’ordinanza – è stato intercettato dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Portoria e costiuisce uno dei «gravi indizi» su cui è stata costruita l’ipotesi di accusa contro il manovale genovese. Toscano è accusato di stalking aggravato e lesioni gravissime pluriaggravate.

L’uomo da sabato è in carcere, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare del gip Annalisa Giacalone, su richiesta del pm Giovanni Arena, in cui si ribadisce il pericolo di reiterazione del reato e dunque la necessità della misura per l’indagato. Annota il gip che Domenica Foti «dopo una iniziale titubanza ad accusare l’ex marito per evitargli di andare incontro a conseguenze penali e per proteggere i figli da ulteriori sofferenze, ha ribadito più volte di avere riconosciuto nell’aggressore il proprio coniuge, nonostante il camuffamento, per la fisionomia, le movenze, alcuni capi che indossava». L’aggressione è avvenuta il 12 agosto. Nel secondo interrogatorio sostenuto davanti al pm Arena, Foti dice: «Sono certa, ora posso dirlo, che quella persona era mio marito, Toscano Giuseppe. A dire il vero, l’ho riconosciuto immediatamente poichè, mentre stava salendo le scale, lui ha alzato la testa e sebbene camuffato parzialmente, non ho avuto dubbi. Le sembianze erano le sue e l’andatura anche». Poi la donna spiega agli inquirenti: «D’altra parte, più di una volta, quando ancora eravamo insieme, mi aveva accompagnato in ospedale o atteso alla fine del turno. Dunque sapeva perfettamente ove fosse ubicato lo spogliatoio». E chiarisce: «Quando sono stata sentita il 128/13 – si legge ancora nell’ordinanza – nell’immediatezza dei fatti e poi la sera del 14/8, pur evidenziando sospetti su mio marito non l’ho mai indicato con certezza come l’autore dei fatti, poichè non volevo metterlo nei guai e soprattutto non volevo coinvolgere i miei figli che ne avrebbero sicuramente sofferto. Ripeto tuttavia di averlo riconosciuto immediatamente con certezza, poichè avendo convissuto con lui per 30 anni, avrei potuto riconoscerlo anche di spalle».

Domenica Foti individua nella sofferenza per la fine del matrimonio il movente del marito: «Mio marito aveva in effetti una motivazione. Io infatti, dalla fine del maggio 2013, sono andata a convivere, in via… con… con il quale avevo una relazione già dal mese di marzo 2013. Anche per questo, sentendomi in colpa, non ho espresso certezze ai carabinieri». E aggiunge: «Mio marito non ha mai accettato la situazione e sin da quando ha appreso della mia scelta, ha iniziato a ‘dare i numerì». «Mi tempestava di sms dal contenuto offensivo e minaccioso. Mi diceva che me l’avrebbe fatta pagare, che non aveva più nulla da perdere, che ero una t…. In più di un’occasione mi ha seguita per la strada. A  volte prendeva l’autobus su cui viaggiavo e si sistemava di fronte a me guardandomi senza profferire parole. Una volta l’ho visto in via… verso le 5 del mattino. Stavo andando a prendere l’autobus per andare al lavoro e mi sono accorta che c’era una persona su uno scooter che mi seguiva a motore spento. Mi sono spaventata poichè aveva il casco integrale. Quando si è avvicinato ho visto che era lui anche perchè ha alzato la visiera e abbiamo parlato. Nell’occasione mi ha detto che già da tempo sapeva che io abitavo lì». In quell’occasione «sembrava tranquillo così accettai un passaggio in ospedale». E aggiunge: «Ho sempre cercato di mantere con con mio marito un rapporto sereno, soprattutto per i miei figli, due dei quali sono rimasti a vivere con lui. Almeno due volte a settimana mi recavo a casa per dare una mano a mia figlia nello svolgere le mansioni domestiche. Tuttavia i rapporti con Toscano sono sempre stati tesi. Solo qualche volta riuscivamo a scambiare qualche parole senza litigare».

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