Carcere. Muore detenuto a Civitavecchia. E’ il 14mo dall’inizio dell’anno

ROMA – Sarà l’autopsia ad accertare le cause della morte di un detenuto di 42 anni, morto nella sua cella del carcere di via Aurelia di Civitavecchia. La notizia di questo nuovo decesso registrato nelle carceri del Lazio, il 14mo dall’inizio del 2013, è stata resa nota dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

Il decesso risale allo scorso martedì. Della vittima, un detenuto italiano di 42 anni, non sono state rese note le generalità.

A quanto appreso dai collaboratori del Garante che operano quotidianamente nei due istituti di pena di Civitavecchia, la vittima era in attesa di primo giudizio ma, in passato, era già stato in carcere per altre circostanze. Tossicodipendente conclamato, era stato preso in cura dal SERT.

Dallo scorso mese di gennaio ad oggi i decessi registrati nelle carceri del Lazio sono stati 14: cinque suicidi, tre per malattia e cinque per cause da accertare. Al computo va aggiunta anche una donna che lavorava come infermiera a Rebibbia.

«Dalle prime informazioni assunte – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – quello di Civitavecchia non dovrebbe essere classificato come suicidio. Al di là delle circostanze che hanno portato alla morte di quest’uomo resta, tuttavia, da affrontare il nodo dei detenuti tossicodipendenti in carcere che rappresentano oltre il 25% dei reclusi in tutta Italia. La tossicodipendenza è una malattia, non un reato e chi vi è affetto non dovrebbe stare in un carcere ma in una comunità terapeutica di recupero, soprattutto se è accusato di reati minori. Il problema è che non è in grado di offrire alcun conforto medico e terapeutico per i tossicodipendenti, per i più deboli e per quanti sono affetti da problematiche di carattere psichiatrico. Il sovraffollamento, la ristrettezze economiche, i vuoti di organico sono tutti fattori che costringono a guardare ai grandi numeri e non alle persone, ai loro problemi ed alle loro debolezze».

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