Coldiretti. Obiettivo, difendere il Made in Italy

Basta inganni, sia chiara l’origine dei prodotti

ROMA – Il messaggio della Coldiretti è chiaro ed esplicito: «In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e dare completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti”.

E’ questo l’obiettivo principale come ha annunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, in occasione della manifestazione  al Brennero per difendere il Made in Italy agroalimentare di qualità dall’importazione di materie prime straniere. “E’ necessario  – ha aggiunto Moncalvo – che sia anche resa trasparente l’indicazione dei flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero venga bloccato ogni finanziamento pubblico alle aziende che non valorizzano il vero Made in Italy dal campo alla tavola e diventi operativa la legge che vieta pratiche di commercio sleale, tali da permettere di pagare agli allevatori e agli agricoltori meno di quanto essi spendono per produrre”.

 

Per questo motivo alcuni manifestanti hanno bloccato alcuni tir al Brennero per  controllare la provenienza delle materie. Infatti,  insieme alle autorità e collaborando con gli autisti gli agricoltori hanno aperto le porte dei camion rivelando carichi di frano cecoslovacco, fiori olandesi con la sigla «IT» e semilavorati di suino tedesco etichettato col tricolore. «L’inganno è per tutti – spiega Giorgio Piazza presidente regionale di Coldiretti Veneto – mascherato nelle bolle di trasporto, dentro i furgoni e persino sul prodotto senza ritegno. Chiediamo il rispetto delle regole, la legalità e la carta d’identità per tutte le produzioni agroalimentari che in Veneto valgono oltre 5 miliardi di fatturato dato dalla tipicità e qualità coltivata ed allevata dagli imprenditori agricoli». 

 

Nunzia De Girolamo: “Una battaglia giusta” 

«Il made in Italy per uscire dalla crisi è una grande occasione». Così dal valico di frontiera di passo Brennero, il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Nunzia De Girolamo intervenuta in occasione alla mobilitazione di Coldiretti atta a difendere i prodotti italiani dalle importazioni di bassa qualità per la mobilitazione denominata ‘La battaglia di Natale: scegli l’Italià. Al valico del Brennero sono intervenuti circa cinquemila allevatori ed agricoltori italiani provenienti da ogni angolo d’Italia, dal Friuli Venezia Giulia al Piemonte, dalla Sicilia alla Sardegna. «Il settore, nonostante la crisi, ha sostanzialmente retto ma bisogna insistere – ha detto la De Girolamo -. Vanno tutelati i consumatori finali che devono essere a conoscenza da dove provengono i prodotti e cosa mangiano». 

 

Zaia: “Made in Italy, una battaglia di civiltà”

 

«Quella per il made in italy è una battaglia di civiltà per difendere gusto, tipicità, lavoro e una delle tante vere ricchezze non esportabili del nostro territorio: il nostro eccellente e ineguagliabile settore agroalimentare». Luca Zaia, presidente del Veneto, commenta con queste parole i primi risultati del presidio Coldiretti del valico del Brennero. «Con una manifestazione di libertà, l’organizzazione degli agricoltori mette in luce le tante insidie alla nostra immagine e al guadagno delle nostre aziende e dei nostri operatori – riprende Zaia – Con una sfacciataggine che non può non avere coperture e complicità, una massa enorme di falso made in italy attraversa il confine alla rovescia, portando da noi prodotti fasulli che ingannano i consumatori con l’italian sounding». Ma non solo. «Sono inganni che creano danno e fanno male, sapendo che si lucra sul buon nome e sul valore dei nostri prodotti di territorio autentici, frutto di storia, fatica, esperienza e passione – conclude Zaia – Purtroppo la battaglia per imporre la tracciabilità, l’origine anche della materia prima e una corretta informazione ai consumatori, che poi sono liberi di scegliere ma senza trucchi, trova nemici potenti, lobbies economiche internazionali che spesso condizionano anche la politica, a livello europeo e non solo. L’interesse di questi gruppi multinazionali è quello di rintuzzare la tipicità e il primato del territorio, l’esaltazione della varietà. Per fare questo non si limita a promuovere i gusto omogenei e artificiali di produzioni senza patria e senz’anima, ma cerca in ogni modo di ostacolare la semplice informazione sulla verità. Che per noi varrebbe più

di tante manovre economiche». 

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