L’Aquila. Stuprò una studentessa. La Corte d’Appello conferma otto anni di reclusione

L’AQUILA – È cominciato intorno a mezzogiorno il processo di secondo grado presso la  Corte d’Appello dell’Aquila a carico di Francesco Tuccia, l’ex militare condannato in primo grado, il 31 gennaio scorso, a otto anni di reclusione per aver violentato una studentessa universitaria, davanti a una discoteca di Pizzoli, (L’Aquila).

L’udienza si è svolta a porte aperte e la Corte d’Appello ha confermato la condanna a otto anni di reclusione per Francesco Tuccia. Nei confronti dell’imputato, che era stato condannato il 31 gennaio scorso dal Tribunale dell’Aquila, il pg Ettore Picardi aveva chiesto la pena di 11 anni, di cui sette per violenza sessuale e quattro per lesioni personali. Lesioni che la Corte d’Appello, pur riconoscendo all’imputato l’aggravante della crudeltà,  ha ritenuto colpose. I legali di Tuccia avevano chiesto l’assoluzione o, in subordine una ulteriore perizia sulla vittima, presente  questa mattina in aula dove c’era anche l’ex militare. In aula, come parte civile, anche il Centro antiviolenza. “Siamo qui in tante provenienti da tante città d’Italia – ha spiegato il legale del centro, Simona Giannangeli – riteniamo che un processo come questo riguardi tutte noi, auspicando una sentenza giusta, tendendo conto di quanto accaduto e delle conseguenza che ha provocato e non invocando altro”.

Il pm David Mancini nel processo di primo grado chiese la condanna a 14 anni di reclusione, contestando al giovane anche il reato di tentato omicidio, ma il Tribunale non fu di questa stessa opinione.

All’ex militare fu allora applicata anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale per la durata della pena.

L’episodio si verificò nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2011, all’esterno di  una discoteca, dove la studentessa laziale fu stuprata con ‘inaudita violenza’ e successivamente abbandonata in un cumulo di neve. La ragazza sarebbe potuta morire sia per la perdita di sangue sia per il freddo. A salvarla furono gli addetti della discoteca che chiamarono immediatamente il 118 e riuscirono anche a bloccare Francesco Tuccia. Il militare venne arrestato dai carabinieri dopo circa dieci giorni dal fatto e dopo tre mesi e mezzo di detenzione riuscì ad ottenere gli arresti domiciliari. Successivamente ottenne la concessione del permesso di lavoro con la possibilità di uscire dalla cella dalle 9 alle 13. 

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