ROMA – Si è ucciso, impiccandosi nella sua cella, dieci ore dopo il suo ingresso nel carcere di Viterbo. La notizia del sesto suicidio registrato nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2013 (il 17mo decesso dall’inizio dell’anno) è stata resa nota dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.
L’episodio è avvenuto venerdì scorso. La vittima è un cittadino romeno di 51 anni, Paul Badeia. L’uomo si trovava agli arresti domiciliari per furto e ricettazione ed è finito di nuovo in carcere per evasione. A suo carico era stata notificata anche un’accusa di omicidio seguito ad una rapina compiuta sempre a Viterbo. Arrivato al “Mammagialla” alle ore 13.45, l’uomo ha sostenuto le visite di primo ingresso, compreso il colloquio con la psicologa che non avrebbe riscontrato nessun segno che facesse presagire quanto sarebbe accaduto poche ore dopo.
Ad accorgersi del suo decesso, intorno alle 23.15 sono stati gli agenti di polizia penitenziaria che lo hanno trovato con un lenzuolo stretto intorno al collo all’interno della sua cella, dove era solo. Quello di Paul è il 17mo decesso registrato nelle carceri del Lazio dall’inizio dell’anno: sei sono stati i suicidi, quattro i decessi per malattia e sei per cause da accertare. Al computo va aggiunta anche una donna che lavorava come infermiera a Rebibbia. Nei mesi scorsi un altro detenuto si era impiccato, quella volta nel carcere di Velletri, poche ore dopo il suo ingresso in carcere.
«E’ la seconda volta, quest’anno – ha detto il Garante Angiolo Marroni – che una persona decide di togliersi la vita poche ore dopo essere entrata in carcere. Il problema vero è che il sovraffollamento moltiplica il lavoro degli operatori che hanno davvero pochissimi spazi di manovra per capire se una persona abbia una sofferenza psicologica tanto grave da indurla a privarsi della vita. L’episodio reso noto oggi è l’ennesima conferma che il carcere può piegare anche le persone più forti e che occorre davvero riflettere per tornare ad un sistema detentivo che rimetta la vita, la speranza e la dignità al centro».