Sacra Corona Unita. Allarme mafia in Puglia, sempre più agguerrita e potente

ROMA – Crescono le organizzazioni di stampo mafioso pugliesi che ”rappresentano una mafia moderna ed evoluta, si potrebbe dire – oggi – una mafia compiuta” e vantano ”interessi sempre più spiccati verso nuovi mercati: si fanno concreti i coinvolgimenti di ceti professionali nell’azione criminale; il reinvestimento e il riciclaggio dei proventi illeciti e l’acquisizione di spazi sempre più ampi nell’economia legale”. Questa la fotografia scattata della realtà pugliese formata dalla Sacra Corona Unita e altre organizzazioni mafiose, dalla relazione annuale della Dna, direzione nazionale antimafia, sulle attività svolte dal Procuratore nazionale antimafia e dalla Dna stessa nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo che va dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2010.

In particolare, nella relazione si legge che ”le elaborazioni concettuali svolte in ordine alla criminalità organizzata pugliese, hanno prevalentemente avuto come obiettivo quello di dimostrare l’esistenza, in Puglia, di una ‘quarta mafia’, caratterizzata da aspetti tipologici e pericolosita’ sociale non dissimili da quelli comunemente riconosciuti a Cosa nostra siciliana, alla ‘Ndrangheta calabrese e alla Camorra napoletana. Siffatto risultato puo’ considerarsi ampiamente conseguito, essendosi individuato il primo ‘germe’ della mafia pugliese nella propaggine camorristica in terra di Puglia denominata ‘nuova camorra pugliese”’.

La Dna parla di una ”mafia compiuta” che ”ha dismesso il ruolo di soggetto del ‘terziario mafioso’ (come efficacemente descritto dagli studiosi negli anni scorsi) incaricato di fornire consulenza su come introdurre sul territorio pugliese prodotti illeciti – dal tabacco alla droga, dalle armi ai clandestini – su come e dove nasconderli, su come trasportarli verso i mercati di destinazione; un ‘terziario’ della malavita che, in cambio di alloggi, coperture, manodopera, basisti, autisti, si accontenta di una partecipazione agli utili o di una percentuale sui proventi illeciti”.

Invece, ad oggi, ”ha acquisito consapevolezza dei propri mezzi, delle capacità operative e strategiche conseguite, del vantaggio competitivo di cui dispone rispetto ad altre organizzazioni mafiose in relazione ai contatti con i gruppi criminali balcanici. Agisce, percio’, in prima persona e non più in conto terzi; pretende il governo degli affari illeciti e non è più disposta ad accettare ruoli ausiliari e serventi”.

In questo senso ”la piu’ vistosa linea di tendenza che si registra in quest’ultimo anno e’ quella di una progressiva espansione -da parte dei piu’ forti clan dei capoluoghiverso i rispettivi hinterland. Essa segna le nuove caratteristiche della mafia pugliese, sempre piu’ simile alle tre mafie tradizionali: l’attenzione crescente che i clan dedicano alle aree limitrofe ai grandi centri abitati risponde ad una logica economico-criminale Realizza, infatti, l’esigenza di ‘seguire’ i flussi di produzione della ricchezza, muovendosi parassitariamente al seguito delle migrazioni centripete operate oggi dalle imprese”.

Analogamente, con riguardo al profilo piu’ generale dei settori presi di mira dagli appetiti delle organizzazioni mafiose, accanto ai tradizionali business illeciti (droga, estorsioni e usura, migranti, prostituzione, contrabbando, rapine) emergono ”interessi sempre piu’ spiccati verso nuovi mercati: si fanno concreti i coinvolgimenti di ceti professionali nell’azione criminale (i cosiddetti ‘colletti bianchi’, in grado di offrire ai clan servizi raffinati ed entrature negli ambienti politici e amministrativi); il reinvestimento e il riciclaggio dei proventi illeciti e l’acquisizione di spazi sempre piu’ ampi nell’economia legale divengono una costante dei clan piu’ pronti a sviluppare strategie di medio e lungo termine”.

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