Donna uccisa a Como. In manette l’ex compagno, omicida per gelosia

RIMINI  – Un presunto tradimento e la fine della relazione sentimentale: movente passionale, secondo la ricostruzione dei carabinieri di Rimini, per l’omicidio di Lidia Nusdorfi, 35 anni uccisa a coltellate sabato sera nel sottopassaggio della stazione di Mozzate, in provincia di Como.

Il suo ex compagno, albanese di 29 anni residente da diversi anni nel capoluogo romagnolo, messo alle strette dagli investigatori è ‘crollatò in uno sfogo liberatorio confessando l’omicidio. Ora si trova in carcere. Arrestato anche il datore di lavoro, un pasticcere riminese. 

È accusato di favoreggiamento personale per aver fornito l’alibi al dipendente perchè, in un primo momento, ha dichiarato agli inquirenti che nella giornata di sabato (tra le 15 e le 19), lo straniero si era presentato regolarmente al lavoro. I sospetti dei militari dell’Arma sono nati in seguito ad incongruenze (relative ad un lasso di tempo di circa mezz’ora) nelle dichiarazioni sull’inizio dell’attività lavorativa fornite dai due uomini. Il datore di lavoro ha poi ritrattato le precedenti dichiarazioni affermando, questa la versione dell’accusa, di aver fornito un’alibi al reo-confesso su richiesta dello stesso dipendente il quale temeva ripercussioni da parte degli assistenti sociali in merito all’affidamento dei figli. Massima attenzione, a tal proposito, si sta dando ora alla situazione dei due minori che vivevano con l’albanese: entrambi sono figli della vittima ed il più grande è nato da una relazione precedente con un altro uomo. Gli organi competenti stanno valutando l’affidamento dei bambini che, al momento, sono completamente ignari di quanto è successo ai loro genitori. Questa mattina, presso gli uffici provinciali del comando carabinieri di Rimini, c’è stato un incontro con gli assistenti sociali al fine di individuare la soluzione migliore. 

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