Rifiuti. Camorra nella discarica di Chiaiano. 17 arresti

NAPOLI – I carabinieri di Caserta e del Noe di Napoli hanno arrestato 17 persone (8 in carcere e 9 ai domiciliari) nell’ambito di un’indagine sugli interessi economici della camorra  nella discarica di Napoli, precisamente quella nelle ex cave di Chiaiano.

I reati contestati sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, traffico illecito di rifiuti, truffa, frode nelle pubbliche fornire, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Contestata anche l’aggravante della finalità di agevolare il clan dei Casalesi, fazione Zagaria. 

Al centro dei tre filoni investigativi c’è l’imprenditore Giuseppe Carandente Tartaglia che ha, dicono le intercettazioni e i pentiti, relazioni sia con le potenti cosche napoletane dei Nuvoletta, dei Mallardo e dei Polverino, sia soprattutto un forte legame con la famiglia Zagaria, del clan dei Casalesi. L’imprenditore, ha  rilevato il gip, attivo nello strategico settore della gestione del ciclo ‘legale e illegale dei rifiuti’,  avrebbe fornito un rilevante contributo, consentendo tra l’altro agli esponenti del sodalizio camorristico di partecipare alle attività imprenditoriali del settore, attraverso la copertura delle sue aziende. 

Le indagini svolte vanno dal 2008 al dicembre 2013 e documentano, nelle modalità di gestione irregolari della discarica, false attestazioni redatte da funzionari pubblici che hanno consentito agli amministratori di due società (Ibi Idrobioimpianti Spa ed Edilcar), riconducibili ad alcuni indagati, di proseguire senza interferenze i lavori all’interno della discarica,  con illeciti profitti. Nel lungo periodo dell’emergenza rifiuti in Campania, poi, Carandente Tartaglia avrebbe sottoscritto con la Fibe,  società del gruppo Impregilo, che gestiva il ciclo di smaltimento dei rifiuti nella regione, 63 contratti per trasporto e movimento di terra, nonché la realizzazione di lavori vari, molti dei quali subappaltati alla Ibi.

I collaboratori di giustizia, avevano di fatto individuato, nel rapporto stretto tra Ibi ed Edilcar, un binomio già da anni legato alla famiglia Zagaria. Le intercettazioni mostrano che la famiglia Tartaglia Carandente era sicura di essere la destinataria dei lavori di realizzazione della discarica di Chiaiano, prima ancora che fosse conclusa la procedura di gara. 

Relativamente alle violazioni ambientali  è stato accertato che i lavori per la realizzazione dell’invaso nell’ex cava di Chiaiano sono stati effettuati in violazione degli obblighi contrattuali e in difformità del progetto approvato, con materiale non idoneo, in particolare  argilla proveniente da cave non autorizzate o misto a terreno.

Ma non è tutto.  E’ stato  infatti rilevato anche  un traffico illecito di rifiuti speciali non pericolosi.  Per i lavori di allestimento della discarica è stata utilizzata terra e pietrisco proveniente da cantieri stradali ed edilizi con un doppio guadagno, evadendo anche la normativa fiscale. 

Una complessa perizia in sede di incidente probatorio  ha evidenziato come tutti i sei argini di discarica sottoposti ad esami erano non conformi. Ai domiciliari, dunque, tutti i componenti della commissione che con false attestazioni consentì a Ibi ed Edilcar di continuare a gestire la discarica nonostante gli illeciti commessi. Il gip ha anche disposto il sequestro preventivo delle imprese riconducibili agli indagati e attivato la procedura di applicazione di interdizione.

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