ROMA – Accusati, dalla procura di Torino, due farmaci usati nelle cure oftalmologiche, Lucentis e Avastin, medicinali salvavista.Truffa ai danni del servizio sanitario, aggiotaggio ma anche disastro doloso per associazione a delinquere per immissione sul mercato di prodotti che possono aver messo in pericolo la salute di un numero considerevole di pazienti in tutta l’Italia.
Notizia arrivata a pochi giorni dalla multa fatta dall’autorità Antitrust. L’associazione per delinquere è in relazione alla truffa e al reato di rialzo o ribasso fraudolento di prezzi. La Società oftalmologica italiana, ha chiesto alla procura subalpina di valutare il reato di corruzione; “è difficile immaginare che le società farmaceutiche siano riuscite a truffare il Servizio sanitario nazionale senza la fondamentale sponda di qualche soggetto operante in Ema e Aifa” dice la Soi e a questa accusa, il direttore dell’ AIFA, Luca Pani, risponde «Non si può adombrare il fatto che abbiamo partecipato ad associazioni a delinquere. Noi siamo un’istituzione con la schiena dritta». Il presidente della Soi, Matteo Piovella, inoltre sostiene che l’Aifa fosse comunque a conoscenza della pericolosità di Avastin, ma nonostante tutto, dopo mesi di monitoraggio in cui non è stato rilevato alcun effetto collaterale, non ha cambiato idea. Anche a queste critiche l’Aifa ribadisce che le procedure adottate sono quelle europee e che la mancanza di segnalazioni di effetti avversi è data dal fatto che i medici che ancora prescrivono Avastin se ne assumono la piena responsabilità, e quindi tendono a non denunciarli. Sulla questione, si è espressa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin «Ciò che è accaduto ha lasciato un’ombra sul grande lavoro che è stato fatto in questi anni, anche per ricostruire un diverso tipo di rapporto tra il mondo farmaceutico e quello delle istituzioni», che ha difeso l’operato del ministero. «Il Ministero – continua Lorenzin, anche in risposta alle accuse di immobilismo rivolte dal M5S – a fronte di una e-mail degli Oculisti italiani ha più volte chiesto all’Aifa i necessari chiarimenti. Per una risposta in termini tecnico-scientifici ci siamo rivolti al Consiglio superiore di Sanità per chiedere se c’erano elementi ostativi sulla sicurezza di questi farmaci, anche in base all’esperienza degli altri Paesi». Alessandra Cifarelli