Manduria. Aggrediti tre immigrati fuori dal Cai. Gli antirazzisti si mobilitano

MANDURIA (TARANTO) – Si chiama Maharan Bosalmi, ha  25 anni. I  medici del 118 gli hanno riscontrato dei traumi al torace e in varie parti del corpo. 

Insieme ad altri due tunisini suoi amici,  è stato aggredito ieri sera in una stradina laterale,  distante circa un chilometro dal campo profughi dell’ex aeroporto militare, al confine tra Oria e Manduria. Preso a bastonate da italiani: cose che capitano, con  in giro le ronde civili. Si allontanavano dal recinto del Cai, il centro di accoglienza e identificazione, attrezzato  a tempo di record, nel bel mezzo del nulla, in contrada Palona.  Primo in ordine temporale dei tredici campi italiani ideati per “l’ospitalità” delle persone fuggite dalle rivolte nord africane.  Due tranche di arrivi: una  prima di 500, la seconda, ieri, di 827. Quattro ore per l’operazione di accesso al campo. In Puglia erano arrivati con la nave «Catania», dove  li attendevano otto pullman civili: partenza dal porto militare di Taranto, arrivo  all’ex base dell’aeronautica. 
Ai migranti che scendevano dagli automezzi, il personale del Consorzio Connecting People consegnava loro un pacchetto di sigarette a testa, mentre due agenti della polizia scientifica li filmava. 
La direzione del centro, affidata all’avvocato Nicola Lonoce, prevedeva , oltre alle 120 tende blu,  per 1500 profughi, spazi separati per la vita privata, “tende di socialità”, corsi di italiano e di lingue, attività ricreative e un impianto sportivo.  Auspicava  la protezione internazionale in tempi non superiori a due-tre mesi,  per un permesso valido fino a cinque anni, in caso di accoglimento della domanda. 

 

Lonoce è uno in gamba, uno che non improvvisa. Ma un sopralluogo della zona, specialmente dopo il temporale di ieri pomeriggio, ridimensiona  quello che sulla carta resta un bel progetto.  I profughi sono nel fango e la previsione è di raggiungere quota 4000, con i prossimi arrivi, il che smentirebbe le dichiarazioni del sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, secondo cui «il centro di Manduria dovrà contenere al massimo 1.500 profughi»
Taranto si mobilita, e  ieri, in una riunione della rete antirazzista. si è deciso di dare vita ad un presidio permanente davanti al campo per monitorare le condizioni ed evitare nuovi episodi di caccia all’uomo. “problemi e disservizi nel campo di Manduria sia per i servizi igienici che per le docce che per la logistica, si possono capire nei primi giorni di una calamità ma non qui»
Le prime dodici donne del secondo gruppo rifiutano il Cai, dopo gli episodi di violenza denunciati a Lampedusa  e, insieme ai loro mariti, sono state trasferite al Cara di Bari, il centro accoglienza richiedenti asilo. Ieri e  nei giorni scorsi tunisini si sono riversati sui due comuni vicini, Manduria, ma soprattutto  Oria, che,  più elevata rispetto a Manduria, è ben visibile dal campo. Alcuni si sono rifugiati nel cimitero,  altri la percorrono alla ricerca della stazione ferroviaria. In mancanza di treni notturni, si sono diretti verso Latiano o Francavilla seguendo i binari, altri percorrendo le strade provinciali. Le destinazioni finali predilette sono tante, quasi tutte all’estero. Per ragioni linguistiche la meta preferita è la Francia, da cui molti sono già stati rimpatriati qualche mese fa: ora provano a farvi ritorno da clandestini. 
La sistemazione dignitosa per questi ragazzi è prioritaria, oltre che urgente; non lo è affatto, invece, il posizionamento delle telecamere-spia al centro di Manduria.

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