Renzi, non andiamo a UE a chiedere poltrone, ma a fare politica

ROMA  – «Non andiamo a chiedere una poltroncina o un premio di consolazione, né ad alzare la voce o a battere i pugni sul tavolo: l’Italia va a cercare di fare politica e per farlo il contributo che l’Italia può dare è più grande delle paure avute in questi anni». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno e sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea. 

«Il ruolo dell’Italia – ha proseguito il premier – non è semplicemente quello di cambiare l’Italia. Noi rappresentiamo un paese che più ha dato all’Ue in termini di innovazione, credibilità, fiducia. Nei banchi dove siete seduti sono passate generazioni di giganti che hanno consentito all’Ue di essere quello che è. Non rimpiccioliamo il nostro progetto e la nostra ambizione». «Oggi – ha concluso Renzi – l’Ue vive immersa nella noia, i cittadini la vedono come un insieme di regole. L’Europa che nel tempo dei big data è sommersa dai numeri ma priva di anima ha bisogno di un lavoro culturale, educativo, politico che non siamo in grado di fare da soli ma possiamo concorrere al grande sogno e bisogno di riuscire a fare dell’Ue il luogo nel quale si viva la profondità della dimensione politica e non solo l’angustia della tecnica algida. Il semestre non è solo convocare un vertice, è moral suasion, capacità di individuare un orizzonte, è desiderio   profondo di sfida politica».

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