Caso Ruby. Fede, Mora e Minetti devono essere processati

MILANO  – Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti devono essere processati per il caso Ruby. Poco più di due mesi dopo la chiusura delle indagini e il deposito degli atti, la Procura di Milano formalizza al gup la sua richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei tre indagati accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione di 32 ragazze e di prostituzione minorile della giovane Ruby  adescata, come sostiene l’accusa, a soli 16 anni e portata più volte ad Arcore.

Nulla è cambiato dalla chiusura indagini ad oggi, dicono negli ambienti giudiziari. Da allora nessuno dei tre indagati ha chiesto di essere sentito. Fede e Minetti hanno depositato delle loro memorie difensive, che la procura «ha esaminato con attenzione», dicono in procura ma che, evidentemente, non hanno spostato nulla. Così come nulla è stato modificato anche per il direttore del Tg4, che una settimana fa aveva ‘denunciatò un «gravissimo errore» nelle intercettazioni a suo danno, e aveva dichiarato di aver depositato ai magistrati la trascrizione e il nastro registrato della prima persona, un agente di spettacolo, che ha preso contatti con Ruby a Milano nel gennaio 2010. L’errore nelle intercettazioni, dice oggi il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, è stato solo un «errore di trascrizione». È successo, spiega, che in una «copia di lavoro informale», che comunque è stata depositata alle parti, la telefonata fatta da Ruby a Mora il pomeriggio del 14 febbraio, poco prima di essere ricevuta per la prima volta a villa San Martino, è stata attribuita a Fede.

Ma che si tratti di un errore di trascrizione, sottolinea il capo della procura, è evidente dal fatto che l’informativa ufficiale dello Sco sulle intercettazioni della ragazza, arrivata il 2 dicembre 2010, attribuisce a ciascuno la sua utenza. Quindi «prima di pensare a comportamenti fraudolenti, se a questo qualcuno ha pensato -dice ancora Bruti Liberati- bastava leggere gli atti». Niente di diverso anche riguardo alle intercettazioni indirette dell’inchiesta sul caso Ruby tra Silvio Berlusconi e alcune giovani, tra cui Nicole Minetti. Quelle telefonate non sono ancora state depositate alle difese della stessa Minetti, di Emilio Fede e Lele Mora. «Il procedimento di trascrizione e stralcio può essere fatto fino all’udienza preliminare o al dibattimento -spiega Bruti Liberati- e tutte le telefonate, comprese quelle che riguardano Berlusconi, possono essere depositate fino all’udienza preliminare o al dibattimento».L’orientamento della Procura comunque è di depositarle ai legali «il prima possibile, finiti tutti gli adempimenti». Per il direttore del Tg4, la consigliera regionale del Pdl e l’agente dei vip, quindi, nulla è cambiato rispetto alla ricostruzione già fatta dai magistrati attorno al caso Ruby. Ed è una storia , secondo l’accusa, che vede una minore di 16 anni indotta alla prostituzione fin dal settembre 2009, da quel suo concorso di bellezza a Taormina nel quale per la prima volta incontra Emilio Fede. Un incontro che oggi Fede non ‘rinnegà ma che spiega come l’interessamento momentaneo per una ragazzina che diceva di voler fare il carabiniere, come carabiniere è stato il padre del direttore televisivo.

Ma non c’è solo Ruby in questa storia. Ci sono altre 32 ragazze, protagoniste delle serate organizzate per il Premier nella sua prima villa in Brianza, che secondo l’accusa sarebbero state indotte o comunque favorite nella prostituzione. L’attività  dei tre nei confronti delle giovani e giovanissime ospiti delle serate di Villa San Martino, secondo quanto hanno ricostruito i magistrati milanesi, parte ancora prima, agli inizi del 2009 e si protrae fino a gennaio scorso quando, con le perquisizioni nelle case delle cosidette ‘olgettinè e l’invito a comparire notificato a Silvio Berlusconi, le feste ad Arcore finiscono di essere ‘interessè della magistratura. Già con la chiusura delle indagini, i magistrati milanesi, alle formule di rito, affiancavano passaggi che sintetizzavano, al di là di tutta la gran mole di atti depositati, le responsabilità del consigliere regionale lombardo, del direttore del Tg4 e dell’agente dei vip in serate che andavano ben oltre il ‘privatò per esondare, secondo la tesi accusatoria, in reati. La procura ha già messo nero su bianco cosa accadeva a quelle feste dove, con una sequenza quasi rituale, si distinguevano tre fasi: prima la cena, poi il ‘bunga bungà e infine la ‘sceltà del premier per una o più giovani ospiti. Nei ‘bunga bungà, in particolare, le ragazze coinvolte «si esibivano in mascheramenti, spogliarelli e balletti erotici, toccandosi reciprocamente, ovvero toccando e facendosi toccare nelle parti intime da Silvio Berlusconi». Quindi, «a fine serata» il presidente del Consiglio sceglieva «una o più ragazze con cui intrattenersi per la notte in rapporti intimi, persone alle quali venivano erogate somme di denaro e altre utilità ulteriori rispetto a quelle consegnate alle altre partecipanti». In particolare con Ruby -Karima Berlusconi, sostiene la procura, ha trascorso tredici serate. La prima è quella, ormai nota, del 14 febbraio 2010, che si ripete anche il 20, il 21, il 27 e 28 febbraio. Quindi il 9 marzo successivo, il 4, il 5, il 24, il 25, il 26 aprile e l’1 e 2 maggio 2010.

Per quegli incontri compito di Emilio Fede, nella ricostruzione effettuata dai pm, era quello di «valutare di persona, preventivamente, la rispondenza dei requisiti estetici» delle ragazze invitate nella residenza del premier. Fede «si adoperava, anche congiuntamente con Mora per l’individuazioner delle giovani donne disposte a prostituirsi presso la residenza in Arcore di Silvio Berlusconi, informandosi personalmente sulle caratteristiche fisiche delle ragazze disponibili». Oltre a organizzare, in alcune occasioni, l’accompagnamento da Milano ad Arcore di alcune partecipanti alle serate mettendo a disposizione le proprie autovetture. Diverso il ‘compitò della giovane igienista dentale diventata consigliere regionale lombardo. Era Nicole Minetti, scrivono i pm, ad intermediare «la sistematica erogazione di corrispettivi per l’attività di prostituzione svolta» a molte delle ragazze, ospiti delle serate organizzate a villa san Martino. Le ragazze venivano pagate attraverso «la concessione in comodato d’uso di alcune abitazioni, ubicate a Milano 2 via Olgettina numero 65, nonchè in contributi economici… corrisposti, previo assenso di Silvio Berlusconi, per il tramite del suo fiduciario Giuseppe Spinelli». Lele Mora, infine. A volte da solo, a volte con Emilio Fede, era l’agente dei vip a individuare e selezionare «giovani donne disposte a prostituirsi presso la residenza in Arcore di Silvio Berlusconi, individuandole anche tra le ragazze legate per motivi professionali all’agenzia operante nel mondo dello spettacolo dal medesimo gestita». Nel lungo elenco delle ragazze coinvolte nell’inchiesta milanese c’è anche qualche nome ‘nuovò alle cronache dell’indagine. Tutte loro non sono coinvolte in quel processo che i magistrati oggi hanno chiesto e il loro ruolo, in futuro, sarà al massimo quello delle testimoni, ma niente di più.

Condividi sui social

Articoli correlati

Università

Poesia

Note fuori le righe