A Roma comandano ancora gli uomini di Carminati. Parla Mancini (ex banda della Magliana)

“Chi comanda a Roma? Ancora gli uomini di Carminati, dal punto di vista militare. Ma dietro c’è la politica. Carminati se la caverà anche stavolta, si farà meno di cinque anni di carcere”.  Questa mattina Antonio Mancini, uno dei fondatori della Banda Della Magliana, già collaboratore di giustizia, è intervenuto su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, per dare la sua chiave di lettura su mafia capitale

“Carminati? Mi fa venire il voltastomaco”, ha detto Mancini: “Mi fa schifo sentire che Carminati lucrava sui disperati, sugli ultimi, sui rifugiati. Una cosa che mi fa rivoltare lo stomaco. La Banda della Magliana, a differenza di quanto si afferma o si pensa, all’inizio non aveva alcun interesse per la politica. Volevamo solo che Roma diventasse dei romani, per dire basta a Mafia, Ndrangheta, Camorra. Poi con l’ingresso dei Testaccini la banda è diventata un’altra cosa, soprattutto attraverso Giuseppucci e Abbruciati prima, che avevano contatti con gli uomini del potere e i servizi, e infine con De Pedis, che ha trasformato tutto in quel sistema che sta venendo fuori adesso”.

Carminati, secondo Mancini, è la versione riuscita di De Pedis: “Mafia Capitale non è altro che la versione riuscita di quello che i testaccini avrebbero voluto realizzare. Noi avevamo comportamenti diversi dai testaccini. Carminati è la versione moderna di De Pedis, ha portato fino in fondo il sistema di Renatino, con una differenza. Mentre De Pedis, Abbatino o Colafigli, venivano come me da famiglie povere, a lui, che veniva da una famiglia borghese, non interessava salire nel mondo di sopra, tanto è vero che non ci è mai salito e comandava dal Mondo di Mezzo, da dove riusciva a incontrare tutti”.

Secondo Mancini a comandare nella capitale sarebbero ancora gli uomini di Carminati: “A Roma c’è una pax criminale in atto da tempo. A comandare sono ancora gli uomini di Carmini. Gli inquirenti hanno arrestato Carminati, Spezzapollici, mica si può pensare che il gruppo sia tutto lì. Quella di mafia capitale è una operazione che vedo come fumo negli occhi. Non vedo mai i pescecani, vedo solo pesciolini, perché diciamoci la verità, Carminati è un criminale di livello, ma sempre a livello di mondo di mezzo. Lui a livello militare comanda, ma deve avere per forza dietro qualcuno. Per dirlo mi basta ricordare i tempi nostri, anche quando eravamo colpevoli venivamo assolti. Andate a vedere chi nella Banda ha fatto più di cinque anni di galera, esclusi me e Colafigli, che siamo stati beccati col sangue del pescetto che ancora colava sangue. Se ho paura che qualcuno mi faccia fuori? No, non ho avuto modo di conoscerla la paura. E poi diciamocela tutta, quando ti tocca, ti tocca. Le nostre confessioni alla fine non le ha pagate nessuno, stanno tutti fuori. Se sono pentito? Pentito di cosa. Io sono un altro uomo. Il pentimento è una cosa alta, io sono semplicemente un uomo diverso. Scrivo libri e lavoro con ragazzi disabili, cosa che mi dà una grande gioia”.

Secondo Mancini, Carminati se la caverà con poco: “Carminati uscirà indenne anche da questa inchiesta. Per indenne non intendo che sarò assolto. Faccio un esempio: noi della bandaccia avevamo stabilito un limite massimo sopportabile per la galera, che era di cinque anni. Cinque anni erano un termine accettabile. Io credo che Carminati non supererà i cinque anni di carcere, ne verrà sicuramente fuori prima. 

Per Mancini ogni tanto tornano malinconie dal passato: “Non mi manca la banda, mi mancano gli amici morti, compresi De Pedis. Eravamo partiti per divorarci i leoni e alla fine ci siamo sbranati uno con l’altro. Ora sono indignato con la politica. Ad esempio ora i politici  vogliono fare un’ordinanza parlamentare per sapere se Carmianti aveva rapporti con i servizi: ma se sono vent’anni che stiamo facendo i processi con i servizi, di cosa stiamo parlando? Sentirmi dire qual è il bene e qual è il male da chi faceva affari con noi mi dà fastidio”

Mancini tiene particolarmente alla questione legata alla vivibilità delle carceri: “Il carcere così come è inteso oggi peggiora le persone. Entri ladro di automobili, esci rapinatore. Entri come consumatore di spinelli, esci come spacciatore.  Mettono semplici ragazzi in cella con professionisti del crimine che così fanno il passettino in avanti verso la vera malavita. Intervenendo davvero sul sistema carceri, si eviterebbe di far nascere tanti altri Antonio Mancini, Enrico De Pedis, ecc”.

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