Sit-in per bloccare il Tempa Rossa a Taranto

TARANTO – C’era una volta l’inchiesta della Procura di Milano per corruzione internazionale nei confronti di dirigenti dell’Eni, mediatori, titolari di società di ingegneria e costruzioni, per il “filone” che riguarda Tempa Rossa. E c’era pure una volta  il metodo affaristico, a base di mazzette e le corruzioni, che è lo stesso attuato in Iraq, Kuwait e Kazakhstan.

Torniamo indietro all’ottobre del 2006. L’accordo “Tempa Rossa”tra la Regione Basilicata e la Total-Esso-Shell, era stato da subito  associato  ad un eccezionale tempismo nel concedere autorizzazioni ambientali, prima che il dibattito e la partecipazione coinvolgesse le istituzioni locali e le comunità delle valli del Camastra-Sauro. L’importanza strategica dei siti e dei pozzi lucani è cresciuta da quando si è infiammato tutto il Nord Africa, col pericolo che dopo la Libia toccasse anche all’Algeria. Si è estesa al centro oli Tempa Rossa di Corleto Perticara, dove l’Eni sarebbe  parte lesa. Così gli ambientalisti di Legamjonici lo scorso 4 agosto, per voce di  Daniela Spera: «Il greggio che verrà portato nella Raffineria di Taranto sarà di pessima qualità e verrà stoccato in grossi contenitori accanto a quelli attuali. La conseguenza sarà un aumento di circa l’11-12% delle emissioni diffuse e fuggitive e quindi un ulteriore impatto sulla salute dei cittadini ionici che già subiscono gli effetti cumulativi di Ilva e Cementir. Non possiamo permetterci anche questo carico inquinante. Perché il sindaco, l’Arpa, l’Asl non parlano pubblicamente di questi effetti? Ci sono omissioni da parte di tutte le autorità» .

 

Il 30/08/201 il comitato Legamjonici esprimeva  sconcerto in merito al parere positivo espresso dal Comune di Taranto e dalla Provincia di Taranto relativamente al progetto Tempa Rossa. Ed ora, in un comunicato, affermano: “Il progetto Tempa Rossa prevede la realizzazione di opere ed impianti che serviranno allo stoccaggio e trasporto di greggio proveniente dalla Basilicata e che riguarderanno sia l’ambiente marino che quello terrestre. L’operazione di stoccaggio pur avvalendosi delle migliori tecnologie disponibili, porterà ad una produzione di composti organici volatili pari a circa 26.000 kg l’anno e all’aumento del 12% di emissioni diffuse e fuggitive. Si tratta di dati forniti da uno studio di Ispra ed Arpa sull’impatto ambientale. Una condizione questa che andrebbe a produrre un aumento dell’inquinamento ambientale di cui già allo stato attuale la raffineria è responsabile. Le sostanze attualmente emesse dalla raffineria possono avere effetti  sulla salute pubblica di tipo oncogeno (teratogeni e mutageni, con effetti non necessariamente immediati),  e di tipo non oncogeno (a carico dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio). Il nuovo progetto Tempa Rossa avrà conseguenze dello stesso tipo con effetti cumulativi sulla salute pubblica. Insieme all’’OLA, l’Organizzazione Lucana Ambientalista, con  NoScorie Trisaia, l’Associazione Radicali Lucani, con il sostegno dell’ Associazione per la Tutela della Salute e dell’Ambiente di Basilicata (EHPA), si preparano al sit-in di sabato ottobre, alle ore 10,00.
Appuntamento presso la Raffineria di Taranto, SS 106. Perché a volte il finale della storia può cambiare.

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