ROMA – L’ordine pubblico sta segnando fortemente gli aspetti sociali del paese e la crisi economica continua con una crescente insofferenza e un disagio che inevitabilmente si ripercuote nelle piazze e anche nelle manifestazioni sportive.
La Capitale rappresenta il terminale centrale delle proteste e dei rischi a esse connesse come i recenti episodi hanno dimostrato. Negli ultimi scontri avvenuti a Roma in occasione della finale di Coppa Italia tenuta allo Stadio Olimpico, nessuno dei media si è soffermato sui feriti tra le forze dell’ordine. Molto si è discusso del giovane tifoso napoletano ferito gravemente con un colpo di pistola.
Il Silp Cgil sottolinea che tra le vittime dei gravi disordini di sabato vi sono anche diversi feriti gravi appartenenti alla Polizia di Stato. Una consuetudine a cui nessuno ormai fa troppo caso. Due operatori della squadra mobile di Roma sono stati pestati a sangue presso Tor di Quinto: hanno riportato costole rotte e lesioni agli organi interni con una prognosi di oltre 20 giorni. Altri quattro colleghi della Questura, uno dei quali prossimo alla pensione, sono stati aggrediti e pestati con prognosi di diversi giorni, in prossimità dello stadio Olimpico presso la Tribuna Tevere Nord da decine di tifosi napoletani infuriati che forzavano per entrare allo stadio. Questa tragedia, che si rinnova sempre più spesso per gli operatori della Capitale non può essere scaricata, a costo zero, sulla pelle degli uomini e delle donne della Polizia di Stato e delle altre forze dell’ordine. Occorre che i politici e i vertici del Dipartimento di PS si adoperino tempestivamente per produrre una nuova disciplina giuridica con sanzioni più efficaci per gestire i servizi di ordine pubblico negli stadi e nelle piazze garantendo nel contempo sufficienti uomini e mezzi idonei. Il 65% dell’organico attuale è spremuto da decenni e ha un’età media di circa 44 anni. Troppo spesso la politica e i vertici del Dipartimento di PS dimenticano che le forze di Polizia, attuali vittime sacrificali della crisi e delle conseguenti tensioni sociali, fanno la differenza tra la devastazione e lo stato di diritto.
La situazione descritta ci spinge ad aprire un confronto serio e costruttivo sull’ordine pubblico per disegnare un nuovo modello di ordine pubblico, con innovazioni culturali e procedurali che regolamentino un nuovo approccio alla tutela del diritto costituzionale a manifestare o partecipare a eventi pubblici. Una nuova disciplina capace di conciliare il diritto a manifestare o partecipare con il concetto di trasparenza e rigore, salvaguardando nel contempo la tutela dei beni pubblici e privati e la vivibilità nelle città. A tal fine, è necessario rimodulare la disciplina dell’ordine pubblico specificando il ruolo e le responsabilità di promotori e partecipanti agli eventi, prevedendo per violenti e devastatori strumenti giuridici efficaci (come per esempio l’arresto in flagranza differito, sanzioni e responsabilità patrimoniali per i danni arrecati a terzi, provvedimenti amministrativi di diffida ed esclusione a partecipare a eventi pubblici anche a vita), che costituiscano un reale deterrente per questo tipo di illeciti.