Bruno Iksil, il “rogue trader” di Londra. Dietro di lui, forse un nuovo disastro finanziario mondiale

Il suo nome è Bruno Iksil, un “rogue trader”, un corsaro della finanza, e di lui parlano oramai da settimane tutti i più importanti quotidiani e settimanali del mondo. Iksil è, anzi era, un manager di altissimo livello della «JP Morgan», una delle banche più grandi e prestigiose del mondo e lavorava a Londra. Ogni giorno prendeva il treno superveloce da Parigi, dove abita con la famiglia, e calava nella capitale inglese per manovrare i suoi «Credit Deault Swap». Fino a qualche settimana fa, quando è scomparso dal desk centrale della banca e si è ritirato nel suo domicilio francese, rifiutando qualsiasi colloquio con i giornalisti.

Che ha combinato Iksil? Secondo il «Wall Street Journal», negli ultimi mesi, avrebbe speculato per una cifra “monstre”, 100 miliardi di dollari, contro tre Paesi: l’Italia, la Spagna e il Portogallo. Sottoscrivendo i suoi CDS, gli speculatori scommettevano che questi tre Paesi sarebbero falliti. Secondo molti analisti, sarebbe stato lui la causa delle improvvise cadute delle Borse europee, perché ora la «JP Morgan» si troverebbe in gravi difficoltà a causa degli azzardi di Iksil. Basti pensare che questa banca, che è seconda soltanto alla «Goldman & Sachs», avrebbe un’esposizione in portafoglio di titoli derivati di 70 mila miliardi di dollari a fronte di “soli” 1800 di fondi propri. Se cadesse, a seguito dell’insostenibilità degli investimenti compiuti da Iksil, una sorta di goccia che fa traboccare il vaso, probabilmente verrebbe meno l’intero sistema bancario e finanziario mondiale.

È forse il caso di ricordare che queste banche furono già salvate in America per l’intervento dello Stato, con una decisione che fu presa di comune accordo fra il Presidente uscente Bush e quello appena eletto Obama nel dicembre del 2008. Di fatto, si tratta di banche nazionalizzate, secondo il più bieco modello socialista, sul quale gli speculatori e i neoliberisti usano sputare ogni mattina, dopo essersi rasati. Nonostante ciò, nessun provvedimento è stato ancora preso perché uomini come Iksil non mettano a rischio la vita materiale dell’interno pianeta con le loro scellerate operazioni.

Il Presidente Barack Obama, che pure si era impegnato a limitare, se non a vietare del tutto, tramite la «Volcker rule», dal nome dell’ex Presidente della «Federal Reserve», le transazioni speculative allo scoperto, cioè, in sostanza, i «Credit Default Swap», non è riuscito nel suo intento del 2009 a causa della forza delle lobbies che purtroppo ancora dominano l’economia finanziaria mondiale. Proprio in quell’anno, economisti del calibro di Nouriel Roubini, asserivano: «Non è più tempo di mezze misure, è come dire a una donna ‘sei un po’ incinta’ . Nazionalizziamo le banche e basta». Ed invece, niente di tutto ciò che era necessario per evitare un’altra grande crisi mondiale, come quella del 2008, è stato fatto.

Il pensiero unico neo-liberista, che domina le istituzioni finanziarie, impedisce qualsiasi riforma che, secondo i suoi scellerati dettami, limiterebbe la «libertà economica», cioè la libertà di gettare sul lastrico interi sistemi economici. Salvo, far intervenire lo Stato quando il disastro è stato compiuto.

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