Questa mattina Umberto Bossi e i maggiorenti della Lega Nord hanno riaperto le porte del cosiddetto “Parlamento padano”. Durante l’assise sono volate parole grosse. Calderoli ha annunciato che, da ora in poi, chiunque prenderà la tessera di questo movimento dovrà giurare sul perseguimento dell’obiettivo di fondo: l’indipendenza della Padania. Se si comporterà in modo diverso sarà trattato come un traditore. Il pubblico seduto in sala inneggiava alla secessione. Umberto Bossi e gli altri suoi compari hanno chiaramente annunciato che se non gli si darà la libertà (cioè lo smembramento dell’Italia con la secessione del Nord, lungo una sorta di linea gotica) loro se la prenderanno, anche se non ha specificato in che modo ma non ci vuole poi molto per immaginarlo.
Forse sarebbe il caso che la magistratura e le forze dell’ordine seguissero da vicino gli sviluppi e le prese di posizione della Lega Nord. Nel nostro codice penale c’è una norma, l’articolo 241, il cui titolo è “Attentati contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato”, che così dispone: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti violenti diretti e idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza o l’unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l’esercizio di funzioni pubbliche». Ora, certo, non siamo ancora alla violenza e agli attentati, per fortuna; nei dirigenti della Lega Nord, è prevalso fino ad ora un certo senso di responsabilità nei confronti dell’ordine pubblico, dato anche che il ministro degli interni era un loro autorevole esponente. Ma ora, con il passaggio del partito all’opposizione, le parole stanno diventando sempre più violente, alternandosi alle minacce e alle istigazioni in nome di una “libertà di secessione” che in realtà vorrebbero soltanto uno scarso 8% di cittadini maggiorenni del Nord. Non si potrebbe forse adombrare un’apologia di reato? Ma se anche i leghisti non stiano commettendo reati, non sarà forse il caso di metterli ai margini della vita politica italiana, come si fece con il Movimento sociale italiano nella prima Repubblica, dato che era un partito che non riconosceva