Monti spara contro parti sociali e concertazione. Berlusconi impugna l’ascia di guerra

ROMA – “Un percorso di guerra durissimo” così il premier Mario Monti ,intervenendo all’assemblea dell’Abi, associazione dei banchieri presieduta da Giuseppe Mussari., ha definito il cammino del governo.

E già che c’era ha dichiarato guerra alle parti sociali. Lui non sopporta proprio il fatto di dover render conto, confrontarsi con i sindacati dei lavoratori, le associazioni degli imprenditori. Li considera come una specie di  cassette postali dove far pervenire le decisioni del suo governo .Neppure come raccomandate con ricevuta di ritorno, ma semplici lettere. Le parole che ha pronunciato sono molto gravi, un segno di arroganza, una presunzione di infallibilità. A suo dire ci sono stati “esercizi profondi di concertazione” che “hanno generato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli non trovano facilmente lavoro. Le parti sociali “debbano restare parti, ed essere viste dalla società come parti vitali e parti importanti, ma non soggetti nei confronti dei quali il potere pubblico dia in outsourcing responsabilità politiche”. Il disastro economico di questo paese, secondo il  premier, ha un unico responsabile che si chiama concertazione. Non le politiche disastrose portate avanti dai governi negli anni del berlusconismo imperante.

Il premier: povero cavaliere umiliato in Europa

Anzi, povero Berlusconi  che è“stato umiliato in Europa”. I cucù, le corna, i lazzi, le volgarità esibite dal cavaliere? Tutte invenzioni. Hanno umiliato il cavaliere per umiliare l’Italia. Non è un caso che mentre Monti passava una mano benevola sulla fronte dell’umiliato, il segretario personale del presidente, Angelino Alfano, annunciava che Berlsuconi era pronto a tornare in campo ed a candidarsi a capo del governo. In fondo, affermava Alfano, lui si era dimesso pur avendo la maggioranza in Parlamento. Giusto che torni. Insomma Monti gli ha scaldato il posto. L’attacco alla concertazione  da parte di Monti e il ritorno del berlusca, di cui non avevamo mai dubitato, sono due facce della stessa medaglia, il volto appunto dell’arroganza. L’attacco del premier al presidente di Confindustria, Squinzi, che si era permesso di criticarlo, non era un caso dovuto ad uno scatto d’ira. E’proprio nel  dna del capo del governo. Così come Berlusconi che si ritiene l’unto del signore.Qualche giorno fa il segretario generale della Cisl,Raffaele Bonanni, aveva detto che “senza concertazioni prevalgono i poteri forti”.

Camusso: il capo del governo non sa di cosa sta parlando

Appunto, i poteri forti. Durissima la replica al premier da parte di Susanna Camusso,segretario generale della Cgil: “Credo non sappia di cosa sta parlando Vorrei ricordargli che l’ultima concertazione nel nostro paese è quella del 1993: un accordo che salvò il paese dalla bancarotta, con una riforma delle pensioni equa, al contrario di quella fatta dal suo governo”. Poi una botta:”Prendere lezioni di democrazia da chi è cooptato e non si è misurato con i voti è un po’ imbarazzante per il futuro democratico del paese. Farlo nella platea delle banche e degli interessi bancari meriterebbe una riflessione”. Già, Monti infatti ha auspicato che le parti sociali prendano esempio dall’Abi, l’associazione dei banchieri, che con la relazione  del presidente Mussari ha cosparso di incenso, lodi a volontà al presidente del Consiglio. Ma sull’operato della banche la pensa diversamente il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, il quale ha rivolto un invito, più che un invito: “ Le banche –ha detto-sono chiamate a decisioni difficili: non far mancare finanza alle imprese solide, evitare di prolungare il sostegno a quelle senza prospettive. Anche dall’esito di queste scelte dipendono i tempi e l’intensità della ripresa della crescita.” Visco sottolinea anche che siamo in piena recessione e che il Pil nel 2012 perderà due punti.

Federconsumatori e Adusbef smentiscono i banchieri

 Federconsumatori e Adusbef, “ a differenza di quanto sostenuto  nell’ambito dell’Assemblea annuale dell’ABI- affermano in una nota- siamo convinti che non si stia facendo a sufficienza per le famiglie e le imprese nel nostro Paese.Assistiamo infatti ad una stretta del credito ed all’applicazione di tassi ancora troppo elevati (con uno spread, vale a dire il margine di guadagno delle banche, di oltre il 3,5 – 4%: il primato europeo degli alti costi). In questo modo si strozza la nostra economia, stroncando lo sviluppo e sbarrando la strada ad ogni possibile via di uscita dalla crisi che affligge il nostro Paese.” Ma Monti non trova di meglio che prendersela con le forze sociali. Un errore commette Camusso quando afferma che il premier non sa di cosa sta parlando. No, lo sa bene. Non è un caso che l’attacco parta proprio quando i sindacati mettono sotto tiro una “spending review” che è una nova manovra da più di ventisei miliardi, praticata dalla tecnocrazia europea e dai governi di destra. Monti conosce bene tutto questo. Anche troppo.

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