Cronisti, retroscenisti e politologi campioni di disinformatia

ROMA – Disinformatia. Ci piace usare questa parola  con la quale si  esprimeva una valutazione sul livelli di credibilità dei media nei paesi del socialismo reale, che non era né reale,né tanto meno socialismo.

Credibilità  zero, non solo perché la Pravda, tanto per citare il giornale più diffuso, non dava informazioni sui fatti non graditi al regime, ma perché l’informazione che offriva ai propri lettori disinformava. Certo, l’informazione italiana non ha raggiunto tali livelli ma che disinformi è un dato di fatto.  Se ascoltate il giornale radio diretto da  Preziosi ne avrete la prova provata. C’è il servizio pubblico che viene meno ai suoi compiti, figuriamoci i “servizi” privati, quelli dei grandi editori che sono presenti nelle grandi finanziarie, per non parlare dei media della famiglia berlusconian- dellutriana.

Una malatia della democrazia, un virus che può corroderla

 La disinformatia è una vera e propria malattia della democrazia, un virus che può corroderla. Un cronista politico, un retroscenista in particolare, segue un evento importante.  Facciamo un esempio, per capirci. Ci riferiamo alla recente assemblea nazionale del Pd. Il segretario generale, Pierluigi Bersani, apre con una  relazione in cui indica il percorso per costruire programma, alleanze, coalizioni,primarie, guardando alle elezioni del 2013. Bene, anzi male. Nella seconda parte delle riunione, per una scelta del tutto infelice, si discute del documento relativo  ai diritti delle coppie di fatto, Scoppia la polemica, dura con scontri verbali molto accesi, c’è chi riconsegna la tessera. Sotto accusa Rosy Bindi. E’ un boccone ghiotto per i giornalisti. Viene loro offerto su un piatto d’argento. Titoloni e poi ogni giorno  questi problemi tengono banco. Certo sono importanti, ma uno spazio poteva, anzi doveva, essere dato anche  alla relazione di Bersani. Invece niente. Esempio  di disinformatia perché  non dà informazione sui lavori della assemblea. Cosa accade?

Gli editorialisti commentano sulla base delle cronache

Il politologo che scrive i suoi dotti commenti guardandosi bene di “ andare sul posto” , come si diceva una volta, legge le cronache e i retroscena e  dà il suo lapidario giudizio. I partiti, tutti, non hanno alcuna proposta politica da avanzare, litigano solo fra loro. Leggere Michele  Ainis su  L’Espresso il  quale afferma che  i partiti “parlano soltanto di se stessi, di alleanze di marchingegni elettorali” “ Ma-prosegue- una grande questione politica e civile è ormai in esilio e a nessuno importa un fico secco”. Ne è proprio sicuro? Per esempio proprio su alcuni dei problemi che giustamente Ainis solleva, il voto agli immigrati, la cittadinanza ai figli degli immigrati, proprio il Pd , Bersani, ne hanno parlato e preso iniziative parlamentari. . Non solo. A sinistra ci sono iniziative in cui le questioni programmatiche vengono discusse in un confronto fra partiti, forze sociali, intellettuali, economisti che non sono proprio gli ultimi. Qualche giorno fa nella sede del Cnel per iniziativa della Associazione per il rinnovamento della sinistra ( Ars) e della Fondazione Di Vittorio, per quasi cinque ore si è discusso, di crisi, di come uscirne, di Europa, della crescita che non c’è, di lavoro, di concertazione. La disinformatia  si è espressa ai livelli è più alti: il silenzio.

Finisce che anche Monti si rafforza nell’idea che nessuno ,  lui escluso ovviamente, sia in grado di avanzare proposte per affrontare la crisi. Non è un caso che il premier attribuisce lo spread, risalito  sopra i 500 punti base al fatto che c’è incertezza per il futuro, il dopo elezioni. Il voto, dice, è  “ignoto”. Davvero singolare il premier. Il voto è sempre un fatto ignoto. Altrimenti che voto è? Lo sanno anche i mercati. A mano che non si pensi di eliminare l’andata alle urne perché fa perdere troppo, quasi quanto la concertazione nell’idea montiana, prendendo per buoni i dati forniti dai sondaggi. Così i mercati sono tranquilli.

Il Pd e la solidarietà con il Capo dello Stato

Un caso ancor più clamoroso di disinformatia riguarda ancora il Pd che non avrebbe difeso a sufficienza il presidente  della Repubblica dagli attacchi cui è fatto oggetto. Il giorno stesso in cui esprimevano solidarietà al Capo dello Stato autorevoli esponenti del partito dai media  partiva un grido di dolore: il Pd lascia solo Napolitano perché con lui c’è un pò di ruggine. Nei giorni seguenti interviene Bersani insieme ad altri dirigenti dei Democratici per replicare duramente alle le parole pronunciate in particolare da Di Pietro. Ma ormai la disinformatia aveva emesso il suo verdetto: silenzio o quasi del Pd. Ci crede anche una vecchia volpe della politica come Rino Formica  il quale , senza ombra di dubbio afferma che “ il più grande partito di opposizione ignori il gravissimo scontro”. La disinformatia è talmente potente  che Formica ignora che il Pd è partito che sostiene il governo Monti, non più di opposizione.  Del resto lo steso Monti subisce la disinformatia. Nel corso dell’ultima conferenza stampa  qualcuno poteva chiedergli se conosceva lo stipendio del nuovo direttore generale della Rai. Invece la domanda non è arrivata e Monti magari pensa che anche Subitosi, da lui stesso indicato, faccia i sacrifici come tutti i lavoratori e i pensionati. Disinformatia docet.

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