Di Pietro. Da Pm di mani pulite alla diretta da Santoro

ROMA – Forse Di Pietro avrebbe dovuto per una volta prendere esempio da Beppe Grillo che vieta ai suoi di andare in televisione.

Di sicuro, finito il probabile ritiro forzato dovuto agli ultimi accadimenti, si sarebbe risparmiato una figura, a dirla con gentilezza, poco brillante. Tuttavia, l’ex pm di tangentopoli, dopo lo scandalo dei presunti appartamenti,  credeva probabilmente che la sua apparizione a servizio pubblico gli avrebbe restituito quel tocco carismatico farcito di giustizia e onestà intellettuale. Invece, le cose sono andate diversamente. E’ emerso, seppur con tutte le differenze del caso, che gran parte della politica è davvero  lontana dalla vita reale della gente che li ha votati. Si parla, si litiga, spesso si blatera a vanvera, ma di fatti ce ne sono ben pochi. E infine, come si suol dire l’occasione fa l’uomo ladro. Possibile che un personaggio che fa politica non possa vivere con il suo solo stipendio, possedere un solo appartamento e fare una vita che tenti di avvicinarsi il più vicino possibile a quella semplice degli italiani? Se non altro per non distaccarsi troppo dalla realtà.
Evidentemente l’operazione è difficile. E più il tempo passa dentro i Palazzi di potere e più diventa per molti addirittura impossibile ricnonquistare la “normalità”. Basta vedere alcuni esponenti davanti a Montecitorio che alla vista di un giornalista si dileguano come tanti Belfagor al Louvre.

Perfino Di Pietro non è esente da certe dinamiche e anche lui sembra essersi impigliato sulla ragnatela dell’opportunismo politico. Il fatto che oltre alla sua attività politica abbia fatto una società con la famiglia,  preso i finanziamenti da una contessa danarosa anche per comprare appartamenti da Milano a Roma, fa davvero riflettere. Non certo perchè sia un reato. Per carità, siamo in democrazia e quindi ognuno può fare quello che vuole della sua vita , fintanto non vada contro la Legge. Ma è l’atteggiamento che non quadra, specie di fronte a ospiti come un rappresentante dei medici, che in 30 mila hanno sfilato recentemente a Roma per salvare la sanità pubblica e di cui nessuno parla, o la studentessa che  racconta  l’attesa infinita che i meritevoli studenti subiscono per acquisire il sacrosanto diritto ad una borsa di studio. Fatti che farebbero indignare anche il più disattento spettatore. Chissà, e forse non è un caso, che proprio il fondatore dell’Idv si sia trovato in questa circostanza, messo alle corde  dalle incalzanti domande di Enrico Mentana, di  Luisella Costamagna e perfino di Michele Santoro che “unatantum” rincara la dose quando si tratta di puntualizzare le risposte un pochino superficiali.

Insomma Di Pietro appare stanco, forse provato, e non certo per quanto emerso dalla trasmissione Report che lo stesso interessato tiene a smentire, ma per la condotta poco cristallina sui conti di un partito, sull’intreccio tra spese personali e spese ad uso politico. Sempre di soldi parliamo e di rapporti spesso poco comprensibili per la gente comune che fatica a tirare avanti la “carretta”, specie in questi tempi bui che molti a parole dicono di conoscere.

Altro che democrazia. Magari ci fosse anche in Italia quella americana, che spesso ha prodotto delle falle enormi, ma nelle ultime elezioni ha dato prova di essere una componente viva tra i cittadini. Pensare che la campagna elettorale per le presidenziali è stata tutta pagata da soldi privati. Con una differenza sostanziale. Barack Obama ha preso i finanziamenti dai suoi sostenitori, mentre le multinazionali hanno sborsato milioni di dollari per Mitt Romney, sicuri di una sua vittoria. Che dire, se non che la democrazia negli Stati Uniti questa volta si è fatta sentire.  

In Italia, invece, si parla di ripulisti generale che però non si fa mai. Così Di Pietro tenta il salvataggio in extremis e parla di ricambio generazionale all’interno dell’Idv. Di giovani, di nuove facce, di vera opposizione. Belle parole, ma l’ex Pm era più deciso quando indossava la toga, mentre era lui a fare le domande e gettare nella disperazione i politici ‘malsani’ che dal nervosismo avevano la bava alla bocca. Oggi è meglio ricordarlo così.

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