Italia confusa, Paese disastrato. Berlusconi pensa al tris

La coalizione di centrosinistra, un’ancora di salvataggio

 

ROMA – Il  centrosinistra sta per arrivare ad un primo traguardo, la scelta del candidato premier con il  ballottaggio di domenica fra Bersani e Renzi.  La coalizione che vede insieme  Pd, Sel,  socialisti  dovrà mettere a punto il programma anche se le linee generali, scritte nella Carta di intenti. I cittadini italiani insomma a  pochi mesi dalle elezioni, così  come avviene in tutti i paesi normali,  salvo incidenti di percorso, in politica mai dire mai, sanno cosa propone il centrosinistra,  chi viene indicato come premier. Una vera e propria ancora di salvataggio, per il “bene del Paese“ come dice Bersani quando risponde al  suo focoso  antagonista, il “rottamatore”. Quasi che l’Italia non fosse già di per se rottamata abbastanza, un paese confuso, disastrato  dal punto di vista della sua cultura, dagli anni del berlusconismo che ancora fa sentire i suoi effetti.

Il centro a due punte, Montezemolo e Casini

Per quanto riguarda il resto della compagnia,  infatti, siamo al buio.  Il centrodestra non c’è più o meglio non si sa cosa sia.  Sono tutti in attesa di cosa deciderà Berlusconi che dovrebbe parlare giovedì, a meno che non decida  visto il maltempo non solo atmosferico di  prendere una nuova pausa di riflessione  ospite a Malindi del resort del suo amico Briatore dove è stata intravista anche una “femme fatal”. ll centro vede affollarsi  personaggi di diversa estrazione che non si sa come fanno a stare insieme. E’ un centro, se così si può dire, a due punte. Cosa che non esiste in geometria  e solo nel panorama politico italiano trova cittadinanza.  Le due punte si chiamano Montezemolo e Casini. Ognuno ha il suo seguito. Il presidente della  Ferrari e vicepresidente di Unicredit si è assicurato nel suo gruppo la presenza di un ministro, Riccardi, del presidente delle Acli, Olivero, di quello della Cisl, Bonanni, del presidente della provincia di Trento, Dellai. Cosa hanno in comune? Il Monti bis.  Casini è il leader dell’Udc, una lunga esperienza politica, dalla Dc al berlusconismo, poi sceglie la libertà e fonda l’Udc.  Cosa ha in comune con il gruppo Montezemolo?

Monti sfoglia la margherita, ci sto non  ci sto, ma gli piace

Il Monti bis.  Sono questi i protagonisti della scena politica. Certo c’è Grillo che espelle chi non si inginocchia davanti a lui, però conta sul voto della protesta e le ragioni per protestare sono molte anche se, come  ci insegna la storia, facile è protestare più difficile individuare la proposta da mettere in campo  per cambiare le cose e  dare quindi risposta alla protesta.  Montezemolo e Casini si studiano.  Andare insieme o con due liste parallele? E Monti, l’oggetto del desiderio? Napolitano ha ricordato che essendo senatore a vita non si può candidare.  Ma lui cosa intende fare da grande? Non si sottrae alla legge  della a-normalità che caratterizza il nostro paese. Ci sto, non ci sto, sfoglia la margherita. Sto pensando non escludo nulla, dice e non dice, fa capire a non fa capire, ma sembra tentato dal presentarsi. Dove, come quando, difficile capirlo. Ci pensa Fini, uomo molto pratico. Monti se ne stia tranquillo, certo ci dica qualche parola benevola, lasci intendere che gradisce l’invito, che il Monti bis non lo  stuzzica. Siccome, dice l’astuto presidente della Camera, il presidente del Consiglio lo candida il presidente della Repubblica, consultate le forze politiche. Noi indichiamo Monti. Già, ma c’è un piccolo intralcio che il capo dello Stato non può non tener conto dell’esito delle elezioni, del partito o della coalizione che vince la partita. E, stando ai sondaggi, non pare proprio che le o la lista montiana possa andare oltre il 15% ad essere  buoni. E  si torna al punto di partenza, come al  gioco dell’oca. Cioè a quello che intende fare il cavalier Berlusconi. Tutti in attesa. Scende di nuovo in campo, non scende?  

Le primarie del Pdl. Ma ci sarà ancora

Grande attesa anche perché, imitando la coalizione di centrosinistra, il Pdl ha stabilito la data delle primarie, il 16 dicembre. Ci sono già i candidati che fremono. La Meloni ha già affisso i manifesti con la sua faccia nelle strade di Roma. Berlusconi non vuole apparire come colui che non vuole le primarie. Allora cosa avrebbe pensato, visto che considerare il suo vecchio gruppo dirigente un insieme di minus habens? Da un partito,ne farebbe tre. Uno guidato da lui in persona fatto da giovani, ragazze in primo luogo, uno con gli ex An che tolgono la parola ex, il terzo sarebbero i resti del Pdl. Il giocattolo Berlusconi lo lascia ad Angiolino Alfano. Si faccia le sue primarie, con i Cicchitto, i Quagliarello, Meloni  che però potrebbe essere in forza al partito ex An. Tre, pensa il cavaliere, è il numero perfetto e rispolvera un vecchio slogan, marciare divisi per colpire uniti, di origine cinese. Se poi Alfano e La Russa e Gasparri vogliono restare insieme nessuno glielo impedisce.  E la Lega? E’ appannaggio di Berlusconi, lui con Bossi se la intende sempre.

Lo stuzzichino offerto dal cavaliere a Maroni

Certo c’è Maroni ma gli ha offerto lo stuzzichino, la presidenza della regione Lombardia. O meglio la candidatura a presidente. Se poi perde affari suoi.   Se pensiamo a quanto sta avvenendo a Taranto, l’Ilva, migliaia di lavoratori che rischiano  il posto, i cittadini morti di cancro, un intero comparto dell’industria italiana, l’acciaio nella bufera,  la  sanità che boccheggia, lo stesso Monti dice che non ci sono i soldi, che le previsioni  per il futuro che è già oggi  sono nere, il territorio che non regge l’urto di un temporale, ilPil che cala ancora, per la quinta volta, i disoccupati  sempre di più, i giovani sempre più precari, la corruzione fin nelle viscere della società ci viene da dire: ma cosa abbiamo fatto di male per avere a che fare con gente di questo tipo?

Porterà un bel gruzzolo di parlamentari sui banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama, luoghi dove  la navigazione è  difficile, più facile attraversare a nuoto (pinnato) lo stretto di Messina. Dell’Idv si segnala la caduta libera ed è messa in dubbio la presenza dei dipietristi in Parlamento  che stando ai sondaggi sono sotto il 4%, soglia di sbarramento. 

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