In India si manifesta contro gli stupri, in Italia il prete della vergogna

ROMA – Mentre in Italia un prete poco informato di periferia attacca le donne, colpevoli di provocare il femminicidio, a New Delhi il popolo indiano s’indigna dopo quanto accaduto il 16 dicembre scorso, quando una giovane di appena 23 anni è stata stuprata e violentemente picchiata da un gruppo di uomini su un autobus.

Perfino Sonia Gandhi, presidente del Partito del Congresso indiano, ha rotto il silenzio e ha espresso tutta la sua solidarietà alla giovane vittima, che sta lottando tra la vita e la morte in un ospedale a Singapore, dov’è stata trasferita a causa delle sue gravissime condizioni che continuano a peggiorare. Ma non solo, la Gandhi ha annunciato di aver annullato le celebrazioni per il 127esimo anniversario della nascita del partito, che cade a fine dicembre, e non ha voluto formulare auguri per il Nuovo Anno. “Non ci saranno festeggiamenti – ha detto –  perchè i nostri pensieri sono con la giovane donna che sta lottando per la vita dopo una brutale aggressione. Il nostro unico desiderio è che si riprenda e torni a noi e che si portino senza indugi davanti alla giustizia gli autori di questo atto barbarico”.

La 23enne ha già subito tre operazioni chirurgiche a New Delhi, ma il quadro clinico non è migliorato. Anzi, visto l’ infezione ai polmoni e all’addome e la grave commozione cerebrale in cui versa, si è reso necessario il suo trasferimento in una struttura più all’avanguardia, dove i sanitari lavorano 24 ore su 24 nel tentativo di salvarla. L’episodio ha scosso l’opinione pubblica tanto che il governo indiano, come annunciato nei giorni scorsi, sta pensando seriamente di creare un database pubblico con l’elenco di tutti i detenuti accusati di stupro con tanto di nome, cognome indirizzo e foto. E sembra che l’ipotesi sia già al vaglio   e si attenda a breve una risposta definitiva sul  possibile varo.
Un passo quasi obbligato per l’India e specialmente per la capitale considerando che ogni 18 ore scompare una ragazza e ogni 14 ore una donna viene violentata a prescindere dall’abito che indossa. New Delhi con i suoi oltre 16 milioni di abitanti è diventata notoriamente conosciuta anche  per questi atti criminali che si perpetuano ai danni delle donne,  vittime spesso silenziosamente costrette a subire le peggiori violenze. Pensare che questi episodi  capita siano addirittura giustificati dal fatto che le donne indossavano abiti provocanti e quindi la colpa è loro e non degli aggressori. Lo stesso identico messaggio che ha voluto far passare quel prete  di periferia un po’ troppo impulsivo, che ora dice di prendersi un periodo di riposo, ma non pensa affatto di lasciare l’abito talare. In questo mondo globale e globalizzato le parole scritte nero su bianco da Don Piero Corsi lasciano spazio solo all’indignazione. Specie quando il Dio in cui crede l’ha già tradito.

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