Lasciate stare il caporal maggiore Oscar Giannino, tradito da Zingales

ROMA – Ormai siamo alla conta. Domenica si vota e, guarda guarda,in un Paese in cui nove milioni di lavoratori sono in condizioni di “disagio”, epicentro di questo rush finale di campagna elettorale diventa  Oscar Giannino. Quale reato ha commesso?

Quello che commettono tanti italiani. Ricordate i posteggiatori di una volta, ora ce ne sono molti meno? Cosa ti dicevano quando lasciavi la macchina ? Come ti appellavano? Ti chiamavano dottore. Così dal barbiere, quando entravi, si accomodi dottore. Ben pochi precisavano guardi non sono un dottore. No, siamo un popolo di tutti dottori. Se non lo sei non conti niente. E Giannino ha pensato bene che per farsi notare nel mondo dei media che lui ben conosceva   in quanto  portavoce – portaborsa di Giorgio La Malfa ,doveva inventare  una sua collocazione.  E frequentando personalità del mondo economico per conto del suo capo ha pensato di diventare lui un economista. E c’è riuscito. Ha messo insieme abiti  molto eccentrici, si fa per dire,  ghette sulle scarpe, un “gagà” di altri tempi, baffoni, bastone , ci manca il cilindro per cappello come dice la splendida canzone di Modugno ed sarebbe stato perfetto. E’ vero che l’abito non fa il monaco, ma può fare un economista un po’ pazzoide, estroso, che si dà aria da gran signore, un liberal doc. E’ diventato così un giornalista sempre pronto a raccontare il suo passato, i suoi incontri con personalità del passato, morti ovviamente così non potevano né affermare né negare. Non è solo uno come Giannino, ce ne sono tanti che come lui vantano incontri, amicizie con personalità che sono defunte. Già che c’era, visto che la cosa rendeva, ha preso le sembianze di uno, uno qualsiasi dei tanti economisti con cui lui diceva di aver studiato e frequentato.

Una luminosa carriera. I giornali se lo contendano

Così inizia una luminosa carriera che lo porta fino a diventare quello che si chiama uno spin doctor, pensate un po’ del presidente di Confindustria, Marcegaglia. E i giornali se lo contendano. Dal Foglio al Riformista, a Libero, Libero Mercato, il Sole 24 Ore, Radio 24, tutti lo vogliono. Diventa consulente di enti, banche, imprese. E lui sta al gioco. Se credono che  sia un grande economista e per questo lo pagano perché deluderli? Già che c’è racconta altre imprese, la solidarietà , la beneficenza, l’assistenza ai malati terminali e simili. Insieme ai Master, alle due lauree, di cui parla poco, quasi mai  “per non mettere a disagio gli interlocutori”, magari poveri mortali con una sola laurea e senza master.  Una puntatina anche nei convegni dei grandi economisti italiani, quasi tutti noti più per  gli editoriali che scrivono sui giornali e non per  gli studi scientifici, già l’economia è una scienza, cui si dedicano. Spesso insegni in qualche università, qualche ora, poi fuggi per convegni dove sei pagato per relazionare, o qualche consiglio di amministrazione dove non conti niente ma fai far bella figura all’azienda. Giannino sta al gioco di cui è inventore e capofila. Ma qualcosa gli manca.  Passare da giornalista che racconta l’economia, da pluri laureato che formula ipotesi, propone progetti, a chi si propone di metterli  in pratica, di decidere sulle  politiche che devono essere attuate dai governi.

 

“Sale” in politica circondato da  una corte di economisti

E imitando Mario Monti decide di “salire in politica”.  Fonda un partito, presenta una lista alle elezioni, “Fare per fermare il declino” lui stesso è il candidato presidente perché, dirà poi, altri che fanno parte del comitato scientifico avevano impegni accademici. E questi altri sono, primo fra tutti, Luigi Zingales, professore presso la Chicago Booth School of business,  indicata come una “ scuola“ fra le più conservatrici degli Usa, impegnata a fondo nella campagna elettorale contro Obama. Zingales è anche un editorialista dell’Espresso. Nel “gruppone“ liberal, ci tiene a farlo sapere, con Giannino ci sono Alesina, editorialista del Corriere della Sera, questa volta separato da Giavazzi, De Nicola, collaboratore di Repubblica, come Michele Boldrin ed altri nomi  illustri  di economisti-editorialisti. Tutti insieme , appassionatamente,  con Oscar. A nessuno è mai venuto il dubbio che Oscar fosse un gran fanfarone, una specie di caporal maggiore dell’economia che si trasformava di generale. Eppure di castronerie non era certo privo. Possibile che un economista vero non sappia distinguere uno falso? E’ una domanda angosciante che ti fa dire: ma nelle mani di siamo visto che  editorialisti di gran fama  si sono messi sull’attenti di fronte ad un qualsiasi Oscar? Con quale faccia, ora, loro, i soldatini di Giannino detteranno le loro regole? Con quale faccia spareranno cannonate contro Susanna Camusso e la Cgil?

Il ruolo di Zingales l’amico che lo ha colpito alle spalle

Ma c’è di più: Zingales  ha denunciato Giannino  a pochi giorni dal voto. Come ci hanno creduto loro, gli economisti eccelsi, ci hanno creduto anche un po’ di cittadini, milanesi in particolare, che non volendo votare Maroni avevano fatto salire le quotazioni dell’Oscar portando via voti al candidato di  Berlusconi e della Lega.  Guarda caso la denuncia di Zingales avviene proprio quando i sondaggi danno il candidato di “Fermare il declino“ in continua ascesa.  Ma quando si è messo con lui Zingales non poteva subito informarsi? E perché lo ha fatto quando la candidatura ha cominciato a dar fastidio a Berlusconi. Sono stati in due a sparare al “caporale“ Giannino, Zingales e Berlusconi.  Quasi simultaneamente.

Condividi sui social

Articoli correlati