Altro che Lenin, Beppe lo supera di slancio

ROMA – Continuiamo a monitorare gli sviluppi della crisi politica. Partiamo dalla celebre constatazione di Renato Rascel: “è arrivata la bufera è arrivato il temporale, chi sta bene e chi sta male e chi sta come gli par”. Per parte nostra  noi cerchiamo di guardare ciò che succede dalla parte di “chi sta male”.

E sono parecchi. Oggi registriamo una decisa fuoriuscita dalle ipotesi geometriche per entrare in quelle oniriche. Principali protagonisti alcuni esponenti del PD che accompagnati dal canto garibaldino “si scopron le tombe, risorgono i morti…” entrano a gamba tesa, tesa nei confronti del povero Bersani, nel gioco politico. Come nelle migliori rappresentazioni dell’avanspettacolo c’è chi introduce con qualche barzelletta per scaldare l’ambiente. E’ il sindaco di Bari Emiliano che propone di aggirare l’ostacolo fiducia dando ai grillini l’onere di costituire il governo e al centrosinistra, che è maggioranza, di votarlo fiduciosamente. Seguono gli immancabili dioscuri del PD: D’Alema e Veltroni. Il primo ad esibirsi, ne  abbiamo già accennato nel bollettino precedente, è stato la “Volpe del Tavoliere”  alias Capitan uncino che da tempi immemorabili non riesce ad uncinare alcunchè men che meno la sua preda preferita: l’indelebile giaguaro.  Reduce, insieme al vecchio Nichi, dai travolgenti successi pugliesi pensa astutamente di venir fuori dal guazzabuglio offrendo a Grillo e al PDL la presidenza di Camera e Senato come viatico per un governo del “grande inciucio”. Viene respinto in malo modo e con perdite dal suo stesso partito. E’ costretto a rettificare e a retrocedere. Gli subentra, approfittando della gaffe, il suo Walter ego Veltroni che è costretto dalla pericolosa impasse politica a rimandare per l’ennesima volta,  purtroppo,  la partenza per l’Africa. Nell’esaminare la situazione partendo da succosi precedenti storici chiamati “ricorsi”, il più allegro è quello di Weimar, il nostro si produce in un’inaspettata innovazione passando dall’usuale “ma anche” al “no anche”: no anche al governo Pd-PDL, no anche al governo Bersani M5s, no anche al governo dei tre poli per approdare nel tranquillo porto del “governo del Presidente”  nel senso di suo personale. Un governo perciò a tempi brevi, anzi brevissimi, poiché Napolitano se lo porterebbe via  con sé dal Quirinale entro poche settimane. Ma la fantasia e la creatività di Uolter non hanno limiti e,  affinchè non si possa dire che lui non l’aveva detto,  arriva a delineare,  non da solo per la verità,  la possibilità di una permanenza di Monti. Sarebbe il capolavoro delle  formule:  il “governo a sua insaputa”, cioè all’insaputa del Parlamento che non sarebbe chiamato a votarlo. Ma lo si potrebbe definire anche il governo dei “separati in casa”, oppure dell’ “ognuno va per i fatti suoi”.

Che sarebbe una bella svolta rispetto a tutti i governi precedenti che si sono sempre fatti i fatti loro. C’è poi l’immancabile ricordo del Lingotto.  Tutti i mali presenti del PD hanno origine da lì; dal non aver perseguito quella strada da lui tracciata che aveva portato in breve tempo ad un solido bipolarismo e ad una solida governabilità: quella di Berlusconi.  Non manca, nel finale, la solita citazione colta e veleggiante tanto per elevare il lettore dalle miserie del presente, consolare i disoccupati, i precari, i pensionati,  gli imprenditori, i lavoratori: “Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per tagliare legna, dividere i compiti, impartire ordini; ma insegna loro la nostalgia del mare vasto e infinito” (Saint-Exupéry).  Ecco che cosa manca alla crisi in atto: la nostalgia. Incommentabile. A rasserenare il clima però interviene Grillo che dopo aver ribadito che lui non voterà mai nessun governo dei partiti annuncia agli italiani, per tranquillizzarli, che fra sei mesi, insieme ai partiti, non ci saranno più neanche le pensioni e gli stipendi per i dipendenti pubblici. Poi in un empito rivoluzionario ritira fuori vecchie glorie e sempre affascinanti suggestioni, ricorrenti nei momenti di crisi e cambiamento: la palingenetica democrazia diretta che abbatterà quella delegata e partitocratica dei cosiddetti corpi intermedi e il mandato imperativo per gli eletti in Parlamento (manca la revocabilità e siamo ai soviet). Insomma altro che Lenin, Beppe lo supera di slancio: lo Stato non si abbatte né si cambia, più semplicemente lo si assorbe. E quando è assorbito dai deputati revocabili lo può dirigere anche una massaia (per  Lenin, notoriamente più pignolo e preciso nel definire il mansionario, era una cuoca). E tutto ciò grazie alla Rete internet. Il giaguaro intanto vede avvicinarsi la gabbia, anzi, come si dice a Roma, “er gabbio”.  Napolitano, questa volta svegliato di soprassalto dal boom grillino, invita alla calma e ad essere misurati. Insomma british. Contentissimo di essere ridiventato il Presidente di tutti. Anche di
Grillo.

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