Il Sud sta chiudendo bottega. Una fotografia impietosa nel rapporto Svimez

ROMA – Massiccia emigrazione al Centro Nord, consumi in ritirata da cinque anni, disoccupazione reale che supera il 28%, tasse in crescita e spesa pubblica in riduzione, una famiglia su 7 guadagna meno di mille euro al mese, e in un caso su quattro il rischio povertà resta anche con due stipendi in casa.

E’ la fotografia impietosa che emerge dai dati resi noti dallo Svimez nel suo Rapporto sull’economia del Mezzogiorno 2012 presentato ieri, un rapporto tanto negativo da sembrare un bollettino di guerra e che per il Presidente Napolitano “affida alla comune riflessione un quadro inquietante delle condizioni economiche e sociali del mezzogiorno”

Pil. Male l’Italia, molto peggio il Mezzogiorno

In base a valutazioni SVIMEZ nel 2012 il Pil è calato nel Mezzogiorno del 3,2%, oltre un punto percentuale in più di quanto è calato nel Centro-Nord, -2,1%. Inoltre il tasso di crescita del PIL meridionale risulta negativo per il quinto anno consecutivo, dal 2007,.
E proprio dal 2007 il divario Nord Sud ha accelerato, dal 2007 al 2012, il Pil del Mezzogiorno è infatti crollato del 10%, quasi il doppio del Centro-Nord (-5,8%).
Stesso andamento per il divario nel Pil pro capite che ha ripreso a crescere, con un livello arrivato al 57,4% del valore pro capite del Centro-Nord. In valori assoluti, il Pil a livello nazionale risulterebbe pari a 25.713 euro, derivante dalla media tra i 30.073 euro del Centro-Nord e i 17.263 del Mezzogiorno. Nel 2012 la regione più ricca è stata la Valle d’Aosta, con 34.415 euro e la più povera la Calabria, con 16.460 euro a persona, meno della metà.
La diversa distribuzione dei redditi fra Nord e Sud emerge dal fatto che nel 2012 il 14% delle famiglie meridionali guadagna meno di mille euro al mese, quasi tre volte più del Centro-Nord
(5%),

Consumi e investimenti. L’industria è in fuga

Al sud sono in netta flessione sia consumi che investimenti, salgono le esportazioni ma non abbastanza da incidere sull’andamento negativo del Pil meridionale. I consumi finali interni nel 2012 sono crollati al Sud del -4,3%, al Centro-Nord hanno fatto segnare -3,8%).
In forte calo anche i consumi delle famiglie, -4,8% al Sud, contro il -3,5% dell’altra ripartizione.
Negli anni dal 2008 al 2012, i consumi della famiglie meridionali sono crollati del 9,3%, oltre il doppio del dato del Centro-Nord (-3,5%).
Gli investimenti segnano invece numeri epocali. Nel 2012 – 8,6% al Sud, rispetto al -7,8%. Mentre il dato relativo agli anni dal 2008 al 2012 fa segnare meno 25,8%, con un dato agghiacciante per l’industria (-47% dal 2007 al 2012). Un numero che prelude ad una desertificazione industriale su grande scala.

Desertificazione industriale. Perchè
Secondo lo Svimez le cause della crisi del mezzogiorno vanno cercate in un sistema produttivo troppo frammentato e sbilanciato verso produzioni di beni tradizionali a basso valore aggiunto e poco propense all’innovazione, che ha pagato lo scotto soprattutto in termini di esportazioni, livelli di produttività, redditività. Nel 2007, il livello di valore aggiunto dell’industria meridionale era fermo ai valori del 2001, mentre dal 2001 al 2007 nelle aree arretrate della Germania e della Spagna è cresciuto rispettivamente del 40% e del 10%.
Dal 2007 al 2012 secondo valutazione SVIMEZ il manifatturiero al Sud ha ridotto il proprio prodotto del 25%, i posti di lavoro del 24% e gli investimenti addirittura del 45%. Il valore aggiunto del manifatturiero sul totale al Sud è sceso dall’11,2% del 2007 al 9,2% del 2012, un dato ben lontano dal 18% del Centro-Nord e dal target europeo del 20%.

Le previsioni: ancora malissimo
Secondo lo SVIMEZ nel 2013 il Pil italiano dovrebbe calare dell’1,8%, con il – 1,6% del Centro-Nord e il -2,5% del Sud. In forte calo i consumi -2,9% al Centro-Nord, – 4,4% al Sud. Giù anche il reddito disponibile, -2% al Sud, -1,3% al Centro-Nord, una contrazione preoccupante, poiché si verifica da due anni consecutivi.

Lavoro. Emorragia senza fine. Occupati come nel 1977
Le previsioni di Svimez danno -2% al Sud, -1,2% al Centro-Nord, che porterebbero, se confermate, in cinque anni, dal 2008 al 2013, a 560mila posti di lavoro persi nel Sud (pari al 9% dello stock) e nel Centro-Nord a 960mila posti persi, pari al 5,5% dell’occupazione totale.
Nel 2012 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente è stato del 17 % al Sud e dell’8% al Centro-Nord. I livelli degli inizi degli anni 90. In aumento anche la durata della disoccupazione: nel 2012 al Sud il 60% dei disoccupati si trova in questa situazione da più di un anno.
Intanto nel solo primo trimestre 2013 il Sud ha perso 166mila posti di lavoro rispetto all’anno precedente, 244mila il Centro-Nord. Gli occupati nel Mezzogiorno scendono quindi nei primi mesi del 2013 sotto la soglia dei 6 milioni: non accadeva da 36 anni, dal 1977

Più disoccupati più emigrati.
Negli ultimi venti anni sono emigrati dal Sud circa 2,7 milioni di persone. Nel 2011 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord circa 114 mila abitanti.
In testa per partenze la Campania, con una partenza su tre (36.400 con la regione più attrattiva
per il Mezzogiorno che resta la Lombardia, che ha accolto nel 2011 in media quasi
un migrante su quattro, seguita dal Lazio.

Unica leadership le rinnovabili.
Per lo Svimez il Sud presenta a livello nazionale un vantaggio competitivo in termini di potenza prodotta dalle nuove rinnovabili (solare, eolico e biomasse).
Con la Puglia avanti nell’eolico e nel fotovoltaico.

 

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