Dalla Lepolda il Renzi pensiero, parole in libertà. Non dice niente ma lo dice bene

ROMA –  E voilà ecco il Renzi pensiero. La sede in cui conclude lo show si chiama Leopolda giunta alla quarta edizione, l’ombelico del mondo, la grande frontiera  del sindaco, candidato segretario del Pd, aspirante premier e deciso a ricandidarsi primo cittadino  del capoluogo della Toscana.

Ne dice tante che diventa difficile seguirne il pensiero. Per lui la parola non ha contenuti, vale solo per l’effetto che provoca in chi l’ascolta.. Il suo esordio è tutto un programma. Leggiamo:” A chi ci accusa di essere incolti, barbari, semplici, replico che la vera strada è la semplicità: parlare chiaro a tutti, non avere la puzza sotto il naso parlare di politica in maniera semplice”. E con il tono solenne di chi dice una cosa molto speciale,importante afferma: “Serve una rivoluzione della semplicità”. Bella frase, che vuol dire? Niente. Però quella “ puzza sotto il naso “ di cui parla spesso rivolgendosi con  tono sprezzante a chi studia, riflette, approfondisce problemi vitali per il nostro Paese , colpisce. Io sono uno di voi, poche chiacchiere.. 

Il disprezzo per tutti ciò che  è cultura, implica riflessione, approfondimento 

Il suo disprezzo per la cultura, forse l’invidia  viene subito dopo con un’altra affermazione che riguarda   chi è sceso in campo per difendere, o meglio,<veder applicata la Costituzione. Dice il sindaco:”Io dell’appello dei costituzionalisti non so che farmene. Non è un dramma, qualche politico in meno e qualche speranza in più”. Tanti anni fa un altro personaggio odinava di bruciare libri e tutto ciò che sapeva di cultura, diceva “ me  ne frego”. Poi preso da un sussulto si ricorda che  ci sono anche i cittadini : Allora prende un impegno. “Vi propongo un patto: ci vediamo qui tra un anno e verifichiamo cosa è stato fatto sulle riforme” Una nuova specie di democrazia e partecipazione, annuale, non un giorno prima non un giorno dopo. Forse democrazia significa qualcosa di diverso. Andiamo<oltre. Il suo programma? Quattro punti che sono nell’agenda politica da qualche tempo e che fanno parte delle riforme che dovrebbero andare in porto in tempi non infiniti. La riforma elettorale. Si accorge di aver fatto una gaffe quando ha affermato \che era meglio votare con il porcellum che stare nella palude. I suoi consiglieri gli fanno notare che due giorni prima aveva detto che lui avrebbe fatto approvare una riforma elettorale che garantiva il bipolarismo. Allora ha rettificato , come se niente fosse. La riforma c’è già, quella che elegge i sindaci.  Poi scopre che bisogna eliminare il bicameralismo. Deve aver letto,o glielo hanno riferito, il documento predisposto dai “ saggi” sulle riforme costituzionali, ora all’esame del Parlamento che proprio qualche giorno fa ha approvato la istituzione della apposita commissione. Il suo è stato un crescendo di battute.

Altra “perla.”Il nome che vorrei dare al futuro:stupore

Dopo quella sulla semplicità ne arriva un’altra. “Il nome che vorrei dare al futuro- dice- è stupore”  Arriva l’auto elogio della Leopolda :”Qualcosa di incredibile- afferma- che migliaia di persone facciano centinaia di chilometri per ascoltare, riconoscersi, ri-incontrarsi come è accaduto qui. Io mi stupisco, io voglio continuare a stupirmi nel dire che la politica è bellezza.”  Davvero è bello vedere queste persone sedute a dieci alla volta attorno ad un tavolo a fare dei compitini sui vari problemi, compitini che nessuno leggerà mai. Così va il mondo leopoldiano, che merita tutto il nostro rispetto.  E già che siamo  in tema di stupore ecco un’altra frase che merita la segnalazione: “ La sinistra che non cambia si chiama destra”.  No comment. Qualcuno gli deve aver ricordato che forse sarebbe necessario formulare un programma. Lui non ha dubbi. “ Da qui al primo maggio presenteremo il nostro piano sul lavoro”. E fino al primo maggio ai giovani, ai disoccupati, ai precari,  che dirà? Cose semplici, quali? Mistero. Ma la più bella delle affermazioni di Matteo Renzi riguarda i simboli, le bandiere.  E’ stato criticato da Gianni Cuperlo, candidato alla segretaria, da molti altr il l fatto che alla Leopolda non ci sono né bandiere i simboli del pd. Lui fa il  furbetto. Replica che il problema non sono le bandiere ma le croci sulla scheda elettorale. Lui vuole i voti del Pdl, dei grillini, le bandiere sono un impedimento. 

Bandiere e simboli sono da buttare

 Sarebbe bene se qualcuno ricordasse a Renzi che i simboli, le bandiere non sono un orpello. Sono il segno di una storia, breve o lunga, delle radici di un movimento, una forza politica, una associazione.  Sono  nella sinistra il segno della speranza, della libertà, dell’uguaglianza, il rosso è il segno del socialismo, il bianco. rosso e verde, della nostra Patria, del nostro Paese, della sua storia. Sono  il modo più semplice di dire chi siamo. Semplice come piace a Renzi verrebbe da dire. Ma lui preferisce nascondersi, mascherarsi, buono per tutte le stagioni. Fra i commenti una  “ perla”, quello del neorenziano  Dario Franceschini,ministro per i rapporti con il Parlamento. Soddisfatto  per le parole pronunciate da  Renzi.”Il governo dura  c’è il tempo per fare le riforme come ci ha chiesto il presidente della Repubblica. Renzi nel suo intervento ha spazzato via tutti i sospetti su cosa vuole fare”. Per il ministro c’è il tempo per lavorare fino al 2014, poi si andrà quindi a votare nel 2015.  Noi, non solo noi, abbiamo invece capito che Renzi punta ad elezioni a marzo. Non del  2015 ma del 2014.  Il ministro neorenziano forse ha altre fonti di informazione ho era distratto , ha  ascoltato un altro intervento. 

  

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