La Fiom torna in Fiat dalla porta principale. Si aprono i cancelli chiusi da tre anni

ROMA – La Fiom torna nelle fabbriche Fiat dopo tre anni. Lotte dei lavoratori, sentenze dei tribunali, della Corte Costituzionale,testardaggine del  più grande sindacato dei metalmeccanici che non ha mai lasciato il campo contrastando l’attacco, violento, alle libertà sindacali portato dall’Ad del Lingotto, Marchionne, hanno  costretto  i dirigenti del gruppo a riaprire i cancelli alla Fiom.

“ Entriamo dalla porta principale- ha detto Maurizio Landini-e riprendiamo  la trattativa  da dove ci eravamo lasciati”. Soddisfazione, orgoglio anche, per una battaglia così lunga, difficile, con le tute blu cacciate da diversi stabilimenti,operai discriminati,un referendum  con il cappio al collo su un immaginario progetto di rilancio, investimenti a manciate, diritti sindacali stracciati,  condizioni di lavoro peggiorate, redatto da Marchionne e dal suo gruppo dirigente.  Se ne è perso il segno, se non andiamo errati si chiamava pomposamente “ Fabbrica Italia”  o giù di lì . 

Il fallimento dei piani fasulli  imposti da Marchionne

Oggi la  Cisl scopre che non ha funzionato, che erano tutte balle.  Da una indagine svolta da questo sindacato estraiamo due “ perle”, segno del fallimento dei progetti di Marchionne. Mirafiori, il simbolo Fiat,: da inizio gennaio al 31 ottobre ha prodotto 19.500 Alfa Mito e stop.  A fine 2013 arriverà, forse, a 24 mila: è il 60 per cento in meno di tre anni fa. Scendiamo a Cassino: nel 2011 venivano prodotte più di 131 mila auto,nei primi dieci mesi di quest’anno  si è a quota 65 mila, la metà esatta. Negli otto stabilimenti presi in esame dalla Fim Cisl i dipendenti sono 30.727. Di questi,  22.373 sono stati messi in “cig” almeno una volta nei primi dieci mesi del 2013. Solo la  Fiom a contrastare lo strapotere del Lingotto, addomesticati gli altri sindacati. Invece di contrastare i piani del padrone,è questa la parola più adatta per il manager noto per i girocollo che sfoggia, facevano di tutto nel tentativo di isolare la Fiom. E il padrone ,addirittura per imporre i propri piani che avevano bisogno di colpire la contrattazione nazionale ,addirittura usciva da Confindustria.   Stracciati gli accordi, campo libero.  La Fiom si rivolgeva  ai governi, trovando  il ministro Sacconi era come parlare con un sosia di Marchionne. Niente di meglio dal governo Monti, eppure si trattava di difendere un diritto costituzionale, le libertà sindacale, il ruolo delle organizzazioni dei lavoratori. Mai che Fiat e i suoi dirigenti, il manager numero uno in testa, venissero chiamati per un confronto, per riaprire un tavolo di confronto .Neppure i licenziamenti per discriminazione scalfivano la corazza di Fornero e  altri ministri.  

Flebili voci dal centrosinistra. Renzi plaudiva il manager del Lingotto

Qualche flebile voce si levava dal campo del centrosinistra.  Ma c’erano gli Ichino, traslocato  poi dal Pd a Scelta civica i Matteo  Renzi, oggi candidato a segretario del Pd che, ammiravano il “ coraggio” , per rivendicare il lavoro, le libertà sul posto di lavoro, la dignità del lavoro. Tre parole che non fanno parte del manager col girocollo: lavoro, libertà, dignità. Un promemoria  per il governo Letta. Anche a Renzi dovrebbero fischiare le orecchie. Lo abbiamo ascoltato alla presentazione del suo programma alla Convenzione del Pd. Il lavoro non è neppure un accessorio, ha parlato, di fatto, solo della trasformazione dei centri per l’impiego.  Per lui aveva. Del resto è noto che il sindaco di Firenze  al solo sentir parlare di Cgil viene preso da attacchi di orticaria. Questa “giornata torinese” della Fiom, del sindacato tutto, anche di chi si è messo dalla parte sbagliata durante tutti questi tre anni. Forse sarebbe l’ora che Fim Cisl e Uil Uilm riflettessero.  Marchionne non si è visto ma c’era il responsabile delle relazioni industriali , Pietro De Biasi,che ha partecipato alla fase iniziale di questo incontro . 

Landini:incontro utile, presenteremo una carta rivendicativa

Il segretario generale della Fiom ha definito “utile” questo primo incontro annunciando un nuovo appuntamento per metà dicembre. il ritorno in fabbrica della Fiom –ha  detto- significa  far ripartire la partecipazione dei lavoratori, con assemblee che discuteranno  una carta rivendicativa per il confronto con l’azienda. Tra le proposte della Fiom,quella del passaggio dalla cassa integrazione ai contratti di solidarietà.  Resta il nodo del rapporto con gli altri sindacati firmatari degli accordi sperati. Fiat ha incontrato i loro rappresentanti dopo aver lasciato il tavolo con la Fiom. 

 

 L’esigenza del ritorno ad una trattativa unitaria

 

Si può tornare a una trattativa unitaria? Non è facile dopo tre anni di divisioni, di lacerazioni, dopo che Cisl e Uil e le loro organizzazioni di categoria non hanno mai avuto neppure parole di solidarietà nei confronti dei lavoratori discriminati, cacciati dal posto di lavoro. Ma  è la sentenza della Corte Costituzionale, ricorda Landini,a imporre una trattativa unitaria e annuncia di aver proposto incontri unitari agli altri sindacati  fin dal 28 aprile scorso . Poi si concede una battuta al vetriolo: “Abbiamo proposto l’incontro alla Fiat- dice-lo stesso giorno in cui lo abbiamo chiesto agli altri sindacati che hanno la sede nazionale nello stesso nostro palazzo. Il Lingotto è stato più veloce a risponderci mentre le altre organizzazioni non hanno trovato nemmeno il tempo di salire le scale”. 

 

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