Alitalia. Piloti contro la Cai. Chiesto sequestro per 110 milioni di euro

ROMA – Circa 60 piloti, ex CIGS della Vecchia Alitalia, oggi in mobilità che scadrà ad ottobre 2015, hanno promosso un’azione legale per riottenere il posto di lavoro negato ingiustamente nel 2008.

In considerazione del forte e grave pericolo che Alitalia CAI Spa diventi presto un mero contenitore di passività, comprese le cause legali in corso, i piloti hanno depositato istanze di sequestro per oltre 110 milioni di euro. Le richieste verranno discusse nei primi giorni del prossimo ottobre, per garantire il diritto all’assunzione di cui si chiede il riconoscimento, negato da più di 5 anni. La Compagnia, infatti, non ha mai raggiunto il numero minimo di 1689 piloti pattuiti negli accordi governativi del 2008, mancandone all’appello diverse centinaia.

Insomma, come abbiamo scritto più volte, la storia di Alitalia è da considerarsi una delle più vergognose vicende accadute negli ultimi 20 anni. Un epilogo che si è consumato grazie ad un patto siglato a Palazzo Chigi nel 2008 tra governo, azienda e sindacati compiacenti,  che hanno lasciato per strada migliaia di lavoratori. Non è un caso che i piloti, la cui alta preparazione e professionalità, da sempre riconosciuta a livello internazionale, abbiano reagito all’ingiustizia di vedersi negato un lavoro che gli spettava di diritto. Parliamo di lavoratori che, ad un certo momento della loro vita lavorativa, sono stati abbandonati al loro destino con promesse che si sono rivelate delle autentiche truffe. Solo nel 2009 diverse centinaia di piloti avrebbero dovuto rientrare al loro posto, invece nulla.

D’altra parte questa vicenda si è consumata in assenza di qualsiasi forma di controllo sulla corretta esecuzione dell’accordo quadro governativo, dopo il quale si sono manifestati comportamenti gravemente elusivi o violativi per i piloti. La Cai difatti ha preferito diminuire l’organico, appaltare ad esterni le rotte, come ha fatto con la Carpatair.

Intanto i 60 piloti, nell’attesa speranzosa che qualcosa potesse cambiare, hanno cercato disperatamente un’occupazione anche all’estero, pur di mantenere in essere il brevetto di volo, con grandi difficoltà di tipo logistico ed economico. Molti sono andati a finire addirittura in Cina, per brevi periodi, altri hanno sborsato soldi di tasca propria pur di mantenere aggiornata la propria professionalità, altri non riescono più a ricollocarsi sul mercato. Nel frattempo va ricordato che da oltre 5 anni, in mancanza di forme di controllo da parte del Governo e dei Ministeri predetti, l’ALITALIA CAI SPA ha continuato l’esternalizzazione dei dipendenti, attuata attraverso la concessione in subappalto di attività, per le quali ha ottenuto incentivi. Alla fine della mobilità nell’ottobre 2015 anche per questi piloti si aprirà un periodo davvero incerto, del quale Cai, governo e sindacati dovranno rispondere.

 

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