Nessun intervento militare in Libia

ROMA – La Ministra della Difesa Roberta Pinotti, dopo il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, candida l’Italia alla guida di un intervento militare in Libia nell’ambito di una coalizione con altri paesi per fermare l’avanzata dell’Isis in quel martoriato paese. 

La ministra ha dichiarato di voler riprodurre un intervento stile Libano, dove l’Italia è impegnata in una operazione di peace-keeping dell’ONU mirata a garantire il rispetto del cessate il fuoco fra due paesi sovrani.

La ministra dimentica due cose: che le operazioni di peace-keeping nulla hanno a che fare con un intervento militare vero e proprio finalizzato a fermare una avanzata militare di occupazione.  E che l’ONU proibisce a paesi ex-colonizzatori di intervenire in missioni militari nelle ex-colonie. La dissoluzione dello stato libico, che ha aperto le porte all’avanzata dell’ISIS, è responsabilità anche e soprattutto del dissennato intervento militare che l’Italia ha sostenuto nel 2011, e in tempi più recenti dalla mancanza di iniziativa politica tesa a favorire la stabilizzazione democratica del paese. Aggiungere danno a danno è irresponsabile, e mette in pericolo il nostro paese e la nostra gente.  Fermare l’avanzata dell’Isis è cosa seria -troppo seria per il dilettantismo in campo internazionale del governo Renzi – e il primo ministro farebbe bene a far tacere i suoi ministri.

Il governo pensi invece a salvare immediatamente le centinaia di migranti in pericolo al largo delle coste libiche. Sono vittime di un’altra guerra oltre a quelle da cui sono stati costretti a scappare. Si aprano subito i corridoi umanitari.

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