Vogliamo una legge sulla responsabilità civile dei politici

 

Un politico deputato non può essere arrestato senza autorizzazione dei suoi Pari e, per fortuna, può essere inquisito perché nel 1993 abolirono l’autorizzazione a procedere. Al contrario, se offendono un qualsiasi cittadino, i membri del Parlamento italiano possono accampare, in giudizio, l’insindacabilità delle loro opinioni. Come se non bastasse, nessuno di loro paga se combina qualche guaio o se è palesemente incapace di governare. Molti dei ministri del passato governo dovrebbero essere processati per i danni prodotti all’economia italiana, a partire da Silvio Berlusconi e da Giulio Tremonti. Quet’ultimo, invece, sta girando le televisioni per pubblicizzare il suo ultimo libro e per continuare a pontificare, come se fosse Giobbe, irretendo perfino un anchor-man che sembrava lucido fino a qualche mese fa: Michele Santoro.

I deputati della Lega – i più dannosi in assoluto – ritenendo di compiere un’azione deflagrante sull’attuale maggioranza, hanno pensato bene di proporre e riuscire ad approvare alcune norme che imputano ai magistrati una responsabilità civile diretta quando l’accusato viene assolto. La chiamano “ responsabilità civile” dei magistrati e funziona così. Il pubblico ministero che sostiene l’accusa, se l’imputato viene assolto, può essere citato in giudizio da questi non solo se il magistrato ha dolosamente o per colpa grave omesso o ingarbugliato il procedimento (responsabilità già ora prevista dalla legge ma a carico dello Stato) ma anche se ha sbagliato ad interpretare gli atti o le norme applicabili. E, come se non bastasse, dovrà pagare di persona il risarcimento del danno. È chiaro che, se esistesse una norma del genere, salterebbe tutto intero il procedimento penale, perché nessun magistrato acconsentirebbe ad esercitare l’azione penale soprattutto contro un potente.

Ma la cosa si potrebbe anche accettare, a condizione che il Parlamento approvi un’altra legge che lega alle loro responsabilità i ministri e i deputati con funzioni di responsabilità che non riescono a produrre azioni virtuose per il Paese (pareggio di bilancio, riduzione del deficit, riduzione della disoccupazione, miglioramento dell’istruzione pubblica, ecc.) o che dimostrino di non frequentare le istituzioni alle quali i cittadini li hanno eletti, o che peggio ancora siano inquisiti per reati contro la pubblica amministrazione, per malversazione, perché si sono rubati soldi pubblici. Un certo numero di elettori dovrebbe poter fare una “class action” e richiedere un risarcimento diretto. Ne vedremmo delle belle.

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