MILANO – La Lega ha dato il benservito a Alessandro Marmello, autista e bodyguard di Renzo Bossi.
Quello che, per tutelare la sua persona, aveva registrato il suo ex datore mentre gli passava un pezzo da 50 euro. Ieri stessa sorte era toccata al suo collega Oscar Morando. L’avvocato Franz Sarno, difensore di Marmello, ha annunciato che impugnerà il licenziamento davanti all’autorità giudiziaria «perchè si basa su motivi pretestuosi e infondati». Marmello qualche settimana fa aveva denunciato ai mass media e lo ha ripetuto ai magistrati di Milano di essere stato il «bancomat» del figlio di Umberto Bossi. Per questo è stato anche querelato proprio dal figlio del leader della Lega.
«Quando fai determinate azioni devi aspettarti un pò di tutto. Il licenziamento era una possibilità non remota, dopo la denuncia ai giornali», ha detto Marmello, che ha voluto ribadire di «non aver mai parlato male» del Carroccio e «mai dato del ladro ha nessuno», ha affermato di essere stato «costretto ad uscire allo scoperto perchè ero preoccupato che mi potessero accusare di qualcosa». L’ex autista ha comunque precisato che negli ultimi tempi si trovava «in uno stato di disagio» e di «pressione psicologica perchè lavorare per i Bossi non è semplice. Il Renzo – ha aggiunto – più volte, e ci sono anche i testimoni, mi ha detto che mi avrebbe licenziato». Inoltre, Marmello ha affermato di essersi «sentito ostaggio» del ‘Trotà, in quanto doveva in sostanza essere disponibile 24 ore su 24.
La Lega intanto si giustifica: il licenziamento sarebbe frutto di una rottura del rapporto di fiducia. La stessa fiducia che la Lega ha bisogno come il ,pane in questo momento per riconquistare l’elettorato deluso della “Roma ladrona” che non c’è più.