Rottamare Renzi? A 93 anni si può essere più innovativi che a 35

ROMA – Vuoi vedere che il giovanotto dell’allora “ruota della Fortuna” da rottamatore diventa lui stesso il rottamato?

Almeno questo  è il clima che si respira a casa  Pd, in vista delle primarie da cui dovrà uscire il nome di chi guiderà la coalizione di centro sinistra. Ad alimentare lo scontro interno esce un nuovo libro il cui titolo è tutto un programma: “Rottamare Renzi?”. Un pamphlet scritto da Alessio Aringoli, da Editori Internazionali Riuniti, casa editrice da lui stesso presieduta.

Un tomo di appena 127 pagine  lucido, intelligente chem con garbo e rispetto, demolisce ciò che di Renzi sembra il lato inespugnabile e incontrovertibile: essere una novità nel paludato mondo politico nazionale.
«Il titolo è provocatorio, ma il libro prende sul serio la proposta politica di Renzi», derubricando invece a innocuo gossip vicende che a molti sono apparse gravi come la cena da Berlusconi, ad Arcore. Quando è condotto, però, l’attacco di Aringoli è frontale: «Renzi è l’epigono della seconda Repubblica, la sua proposta politica è tale e nel modo di comunicare come nei contenuti, è in continuità perfetta con i topoi di quel periodo. Io ho 34 anni, mi sento chiamato in causa quando parla di rinnovamento generazionale ma il problema è che ciò che dice è in continuità con D’Alema, con Bersani, cioè con coloro che dice di voler rottamare». Un nome per tutti: Blair. «Renzi lo mette al centro del suo discorso, lo definisce ‘usato sicurò, ma Blair è vecchio, anacronistico e soprattutto era lì quando il mondo andava verso il baratro; è stato responsabile della deregulation che ha portato alla crisi». E su Berlusconi: per Aringoli, lo scatenato sindaco di Firenze commette un errore fondamentale, «sbaglia l’analisi». Vale a dire: «Non capisce che il programma di Berlusconi non era le grandi opere ma la speculazione edilizia; il problema del Cavaliere non è stato non realizzare il programma annunciato quanto il fatto che realizzarlo significherebbe sciogliere la Guardia di finanza». D’altronde, «la crisi di Berlusconi non è stata causata solo da spread o da escort ma dalle Pmi che sono passate da idee di deregulation a richieste di sostegno al sistema creditizio e allo Stato». In molti rilevano che il programma di Renzi è vacuo: «Si presenta come il portavoce di una generazione, la mia, ma non ne parla. Oggi per noi il problema centrale è la precarietà, l’impossibilità di progettare una vita, e Renzi non affronta mai il tema del lavoro, se non quando parla di Marchionne. La proposta dunque non può limitarsi a marketing elettorale, alle parole ‘sono giovanè, qui siamo di fronte a una generazione perduta».
Nel libro lei fa anche riferimento allo scritto di Stephane Hessel sull’indignazione, redatto a 93 anni. È per lei un vero rottamatore? «A 93 anni si può essere più innovativi di una persona che di anni ne ha 35».

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